Ascanio Celestini/Alessio Lega | Il nostro domani

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ph Marina Alessi

ph Marina Alessi

di Ascanio Celestini, Alessio Lega
con Ascanio Celestini, Alessio Lega, Guido Baldoni
musiche originali Alessio Lega

9 Ottobre, Teatro Biblioteca Quarticciolo, di Roma.

“Il nostro domani sarà più luminoso del nostro ieri. Ma chi ci garantisce che il nostro dopodomani non sarà peggio del nostro altroieri?” Così esordisce Ascanio Celestini alla prima nazionale de Il nostro domani, con il quale riapre la stagione del Teatro Biblioteca Quarticciolo, appartenente alla cinta dei Teatri in Comune, nota rete di spazi per lo spettacolo diffusa sul territorio di Roma Capitale, divenuta oramai fondamentale presidio culturale per i cittadini di tutte le età, oltreché un forte strumento di coesione sociale.

Quale contenitore migliore avrebbe mai potuto ospitare la sagace ironia di Celestini?
L’irriverenza ilare dell’attore e regista contemporaneo si incontra e miscela con la cruda semplicità delle note di Alessio Lega, dando vita ad un duetto fatto di musica e recitazione, canti e racconti, speranza e sconcerto.
Sconcertante è infatti il panorama politico italiano che ci viene presentato; iniquità, ingiustizia e abuso di potere sembrano contraddistinguere qualsiasi partito, senza eccezione alcuna. Eppure non è sempre stato così. Che fine ha fatto l’attivismo e la ribellione della sinistra radicale? Il duo Celestini-Lega si schiera senza indugi in questa direzione e invita a voltarsi al passato, prima di rivolgersi al futuro. Viviamo nell’attesa di un domani migliore, ma non può avvenire cambiamento se non si modifica qualcosa nell’agire attuale.
Il nostro domani è un appello al cittadino medio di ogni età, è una scossa dal torpore statico della società; e la sua forza sta nel fatto che è un insieme di “storie”. Tra poesie di Gianni Rodari o canzoni di Sergio Endrigo, ciascuno nel pubblico si riconosce in uno di quei racconti e si avvicina al proletariato e alla lotta di classe, ai malati rinchiusi negli ospedali psichiatrici o alle vittime della violenza del G8 di Genova.

Un teatro civilmente impegnato, come quello proposto da Celestini vive proprio di un rapporto sincero e diretto con il suo interlocutore. Per tale ragione lo spettacolo, pur seguendo una linea guida, è per lo più improvvisato. “Alle volte la scaletta è scritta un’ora prima e cambia in corsa” ammette lo stesso Celestini. Tuttavia non mancano dei punti cardine da cui non si può prescindere: in particolare un passaggio nel quale si attraversa la tradizione orale per avvicinarsi alla contemporaneità.
Tre canti, tra tutti, sembrano costituire e rappresentare il centro dell’intera narrazione: tre preghiere laiche, legate alla figura della Vergine, che descrivono un presente contraddittorio e affascinante. Una Maria popolare, impegnata nella raccolta del tabacco in Puglia; una Maria più moderna, identificabile in una delle tante figlie o madri o sorelle che non hanno visto tornare a casa il proprio povero Cristo dopo un incontro con le forze dell’ordine; e infine vi è una Maria sola e sognante, contemporanea nell’aspetto quanto antica per le radici.
Una figura sempiterna che carica di universalità la forza individuale di ogni racconto.
Riconoscersi come parte di una “comune” all’arrivo di un percorso goliardico e intenso, è un’attivazione di coscienza, considerabile già una piccola vittoria per chi crede che migliorare il mondo sia un’impresa ancora realizzabile.

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Autore

Tony Scarfì

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