Be Game | First Step

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Be Game imm

un progetto Dynamis / Teatro Vascello TSI La Fabbrica Dell’Attore 
live music Cobol Pongide

Teatro Vascello, Roma

16 aprile 2014 doppie repliche h 10.30 e h 21

 

Dynamis Teatro presenta al pubblico del teatro Vascello il progetto Be Game, il primo tentativo di performance per la riconquista dello Spazio Interstellare.

Riprendersi gli spazi: la casa, la piazza, la luna è un tema tutt’altro che fantascientifico. Ci sono luoghi che non vengono giocati e che aspettano di essere riscoperti per tornare teatro della vita sociale.

Otto membri dell’equipaggio Dynamis reclutano altrettanti aspiranti astronauti indipendenti tra il pubblico del teatro. Il messaggio che portano è chiaro e risuona nella voce del Master, che dall’esterno conduce il gioco.

I candidati svolgono il loro addestramento direttamente sul palco del Vascello. Sfidano la gravità, lanciano missili palloncino, imparano a contare fino a dieci usando il loro corpo. I gesti pian piano si trasformano, gli spazi si trasformano. Il teatro diventa una discoteca con le luci stroboscopiche e l’addestramento si conclude in una festa. Un rito collettivo di condivisione di uno spazio in attesa di conquistarne di nuovi e inesplorati.

Sul palco non ci sono attori e spettatori, ma astronauti consapevoli e inconsapevoli. Quelli con la tuta e la testa rasata conducono il gioco, gli altri si lasciano guidare e spaesare per scoprire nuove possibilità di espressione. Esplorano lo spazio della performance come, una volta usciti dal teatro, dovranno esplorare la terra, con occhi nuovi.

Quello che avviene sul palco è uno studio, un primo contatto, siamo ancora nella fase di reclutamento. «Solo coloro che tentano l’impossibile raggiungeranno l’assurdo» recita il loro manifesto.

Il progetto Be Game non resta all’interno del teatro. Gli Astronauti Indipendenti propongono la pratica delle derive, esplorazioni a trecentosessanta gradi di spazi urbani dimenticati o semplicemente assorbiti nella quotidianità al punto da essere parte di quel flusso che rende indistinguibile ogni singola esperienza. Da qui l’invito a perdersi nella città, per riscoprirla e viverla assieme.

Ciò che questi astronauti vogliono dirci è qualcosa che forse già sappiamo, il modo in cui ce lo dicono è ancora in fase di sperimentazione, ma se riuscissimo a metterlo in pratica anche solo nel nostro quotidiano sarebbe forse «un piccolo passo per l’uomo, ma un grande passo per l’umanità».


 

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