Conversazione con Elena Paparusso

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Conversazione con Elena Paparusso, cantante e compositrice, in occasione dell’uscita del suo album d’esordio dal titolo “Inner Nature”

Vedendo il teaser dell’album, emerge una cantante che si mostra con una sincerità quasi indifesa: le mani giunte, l’espressione pacata e un senso di fusione con la natura più autentica delle cose.  Insomma in un atteggiamento di accoglienza, Tutto ciò vuole essere una risposta consapevole all’eccessiva enfatizzazione della forma rispetto ai contenuti alla quale si assiste ultimamente in campo artistico e musicale?

È vero, c’è un atteggiamento non agitato, seduto, tranquillo. La persona è indifesa, in quanto è aperta, disposta ad accogliere, a recepire. Però non è un gesto consapevole di risposta alla spettacolarizzazione che spesso si costruisce sulla figura dei cantanti e dei musicisti. È un atteggiamento naturale, presentarmi in maniera diversa non mi avrebbe rappresentata, mi sarei sentita a disagio.

Nel disco sono presenti delle tracce di tua composizione, insieme a riarrangiamenti e cover di altri brani ( da Bjork a Kurt Weill a Wayne Shorter, fino ad arrivare ad un brano tradizionale della Costa d’Avorio ). C’è un filo conduttore nella scelta di queste ultime tracce?

Si, c’è un filo conduttore, nei testi e nei temi trattati. Viene discussa, ad esempio, la solitudine in relazione a sé stessi e agli altri, perché ci si può trovare ad essere soli anche in mezzo alla gente. Ad esempio il brano di Bjork tratta della storia fra un virus e una cellula: la cellula è attaccata dal virus, ma nonostante tutto lo abbraccia benevolmente; si parla così di un amore fra una parte negativa ed una positiva disposta, ancora una volta,  ad accogliere.

Ascoltando il disco si percepiscono varie contaminazioni stilistiche. In brani come “the Mask” c’è una “apertura”  ad un certo punto di matrice non propriamente jazz, quasi riconducibile alle delicate armonie tipiche del rock-progressive.  Così come la tua voce, che a volte segue inclinazioni blues.

Beh ho cercato di mostrare me stessa anche dal punto di vista squisitamente musicale. Seguo con interesse anche la scena musicale pop e blues ad esempio. L’esperienza di vita a New York in questo senso è stata prolifica e densa di ispirazioni. In generale comunque ho cercato di dare anche un senso di non risoluzione alle armonie che permeano l’album, così come le tematiche che, appunto, non sono risolte.

Cosa c’è nel disco dei musicisti che hanno suonato con te e che con te stanno condividendo questa nuova esperienza musicale?

Mi ritengo molto fortunata ad aver potuto contare sull’appoggio di musicisti di grande valore come Francesco Poeti (chitarre), Luca Fattorini (basso), Domenico Sanna (piano) e Fabio Sasso (batteria). Ho una visione della musica e dell’esperienza artistica legata non solo alla bellezza estetica ma anche a valori etici come l’abnegazione, lo spirito di sacrificio e la passione con cui ad esse ci approcciamo. Ed è proprio questo che mi emoziona dei miei colleghi musicisti, il vederli suonare sempre con la stessa dedizione, come se in ogni occasione suonassero quelle canzoni per la prima volta.

Progetti futuri?

Ora ho intenzione di pubblicizzare e di portare in giro il mio disco, ma sto pensando anche ad un progetto di musica e danza, avendo io stessa dei trascorsi da ballerina.

LINKS UFFICIALI

www.elenapaparusso.com

soundcloud

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Autore

Paolo Gatti

Musicista e ricercatore, da sempre interessato al binomio Musica - Tecnologia. E’ laureato in Ingegneria con Master in Ingegneria del Suono e diplomato in Musica Elettronica.

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