ETEROTOPIA | Linguaggi ultra contemporanei

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Artisti Gonzalo Borondo / Canemorto / Jacopo Mandich / Sbagliato / Edoardo Tresoldi
Prodotto da Dead Poets Society e Studio Volante
Curato da Studio Volante
@ Ex Dogana, via dello Scalo S. Lorenzo 10 – 00185 Roma, 7 settembre – 3 ottobre 2015
 

Grazie allo Studio Volante e a Dead Poets Society, anche quest’anno lo spazio dell’ex dogana – affascinante complesso industriale ed espressione del barocchetto romano – riapre i cancelli divenendo per due mesi luogo creativo, catalizzatore di nuove forme di comunicazione e scambio. Cinque progetti, realizzati da giovani artisti, dialogano con lo spazio e la storia di un edificio degli inizi del Novecento. L’ex dogana era luogo addetto a deposito merci estere e sosta migranti. Michel Foucault definiva realtà come questa eterotopie: «spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano»[1] (altri esempi sono manicomi, prigioni, musei, cinema, giardini e simili).

 

Kouroi

Borondo, Kouroi, vernice acrilica graffiata su plexiglass, 2015

Borondo (1989) è un artista che si confronta costantemente con diversi materiali quali il vetro, la paglia, il plexiglass, le piastrelle, il cemento, il fuoco. La sua abilità tecnica e la sua sensibilità sono tali che con sorprendente naturalezza riesce a sondare ed attraversare dimensioni spazio temporali altrimenti inaccessibili.

Per l’occasione realizza un’installazione dal titolo Kouroi. Come radiografie, una serie di lastre di plexiglass illuminate dall’alto, sono disposte in successione su due pareti parallele. L’artista con vernice acrilica dipinge e graffia sulle loro superfici corpi e radici. Le nostre lontane radici non possono fare a meno di apportare linfa creativa utile alla costruzione di una sempre nuova identità. Infine, l’opera completa si anima attraverso una proiezione sul muro di fondo.

vernice spray su paglia

Borondo, Ex ante, vernice spray su paglia, 2015

La superficie vibrante delle balle di fieno viene invece adoperata per raffigurare  l’altare della cattedrale di Segovia, la sua città d’origine.

vernice acrilica su muro

Canemorto, Senza titolo, vernice acrilica su muro, 2015

Canemorto è un collettivo di tre artisti attivi nell’ambito della street art dal 2007. Le loro opere sono caratterizzate da un linguaggio che ha il suo punto di forza nell’istintività e vitalità del segno.

Attraverso la cruda figurazione che li contraddistingue immergono lo spettatore in un’atmosfera di raccapricciante e desolata realtà. Le figure intere disposte lungo il perimetro dello spazio, contrassegnato dalla dicitura “deposito”, assumono posture e fattezze animalesche. Un fremito esistenziale le percorre attraverso le linee ed i colori che li costituiscono.

Jacopo Mandich

Jacopo Mandich, installazione, legno di ulivo e ferro, 2015

Nelle opere dello scultore romano Jacopo Mandich (1979), il recupero dei materiali si unisce all’inserimento di elementi in ferro – suo materiale prediletto – attraverso un lavoro meccanico di iniezione, saldatura e smerigliatura. Come innestato, nella materia prima del legno d’ulivo, il ferro sedimenta, struttura e “meccanizza” radici, tronchi e rami che sembrano rantolare come organismi che, agonizzando lacerano lo spazio.

Sbagliato

Sbagliato

Sbagliato è un collettivo romano che opera principalmente nel contesto urbano attraverso interventi che destabilizzano e ingannano l’occhio dello spettatore. Le loro opere sono composte da poster over size che aprono ingannevoli scorci, nuove prospettive e vie di fuga lì dove sembra tutto finire. Sulla piatta e solida superficie del muro, in questo caso, i binari portano verso un punto di fuga immaginario che va oltre l’orizzonte.

rete zincata e legno

Tresoldi, Ricordi, rete zincata e legno, 2014

Edoardo Tresoldi (1987) si forma come scenografo in ambito cinematografico. Nei suoi lavori il “vuoto” è sentito ed assume un valore essenziale ed esistenziale in quanto ignoto ed introspettivo. La rete è il materiale prescelto nelle sue sculture, pelle porosa in grado di stabilire un contatto empatico con l’esterno. I protagonisti delle sue opere sono poetiche presenze, materializzazioni tridimensionali di stati d’animo.

rete zincata e legno

Tresoldi, Oltre, rete zincata e legno, 2014

[1]  M. Foucault, “Eterotopie”, Milano 2010.

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Autore

Viviana Quattrini

Laureata in storia dell'arte contemporanea all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", collabora principalmente come critica d'arte con la galleria romana RvB Arts. Ha curato mostre istituzionali e in gallerie private. Scrive come redattrice per la rivista Nucleo Artzine.

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