Gianluca Falanga: Il ministero della paranoia

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Il nuovo libro di Gianluca Falanga, stampato da Carocci, costituisce un interessante viaggio nella Germania ai tempi della Stasi.

Titolo: Il ministero della paranoia. Storia della Stasi

Autore: Gianluca Falanga

Editore: Carocci

Anno I ed.: 2012

Gianluca Falanga ci propone un viaggio storico e storiografico nella Stasi (abbreviazione del tedesco Staatsicherheit, “sicurezza di stato”), il servizio segreto della Germania dell’est guidato da Erich Mielke che, dall’immediato dopoguerra fino alla caduta del muro di Berlino, ha tormentato i cittadini della DDR (Deutsche Demokratische Republik, “Repubblica Democratica Tedesca”) con controlli spionistici e ogni altro mezzo che permettesse di attuare la “«Aufbau des Sozialismus»” (costruzione del socialismo, p. 36). Prima funzione della Stasi era infatti quella di proteggere e difendere il partito socialista tedesco e la sua azione politica non solo contro ogni possibile sovvertimento ma anche contro qualsiasi dissenso popolare.

Il volume non è un semplice saggio su una congiuntura storica ancora scottante e sorprendentemente vicina, bensì un testo di avvincente lettura. È facile lasciarsi trasportare dalla dovizia di particolari orwelliani che l’autore riporta, in primis su come la Stasi controllasse ogni cittadino della DDR. È altrettanto facile rimanere attoniti di fronte al profilo psicologico dei funzionari della Stasi che Falanga ci racconta: uomini che «devono possedere una mentalità, una (in)cultura e uno sprezzo dell’umanità che consenta loro di non provare empatia per le vittime della loro attività» (p. 294). Ma nonostante gli apparenti toni da romanzo fantascientifico, tanto più inquietanti quanto più ci si concentra sull’affidabile documentazione storica fornitaci dall’autore, Falanga ci propone un resoconto esemplare di questo ennesimo capitolo nero della storia tedesca: ne ripropone l’origine storica (un’istituzione, come la stessa DDR, mai emancipatasi ideologicamente dalla Russia stalinista), fino alla sua scomparsa, quel 15 Gennaio 1990 in cui il quartier generale della tanto temuta organizzazione verrà simbolicamente saccheggiato da dimostranti, «una sorta di presa della “bastiglia rossa” della Stasi da parte del potere della cittadinanza organizzata» (p. 265).

Leggendo il testo di Falanga è difficile non pensare al recente capolavoro cinematografico Das Leben der Anderen (Le vite degli altri) di Florian Henckel von Donnersmarck. Il volume è in grado di dare rilievo storico alla rappresentazione della Stasi che il film ha fornito al grande pubblico: il più grande organo di controllo popolare che la storia ricordi, che contava un funzionario per ogni 59 abitanti, impiegati trasformati in veri e propri delatori il cui operato si inseriva fin nel più recondito recesso della vita pubblica e privata dei cittadini. E come il film ci saluta con l’avvenuta conversione di un uomo buono, così il libro si chiude facendoci riflettere sull’eredità delle ideologie e sul valore della democrazia, come se lo smantellamento della Stasi fosse stato l’estremo colpo di coda di un’ideologia comunista ormai definitivamente sepolta.

 

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Autore

Redazione

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