J. Gottschall | L’istinto di narrare

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Autore Jonathan Gottschall                                         
Titolo L’istinto di narrare
Casa Editrice Bollati Boringhieri Editore
Pubblicazione Aprile 2014
 

Jonathan Gottschall, con L’istinto di narrare, ci racconta come l’esistenza umana sia marcata dalle storie, dai racconti che ci coinvolgono sin dalla notte dei tempi. L’autore, con ironia e acute osservazioni, tratta qui del grande «mistero delle narrazioni».

Da sempre l’uomo racconta storie e se ne fa raccontare. Il mito della caverna platonico è ancora narrato nei più svariati campi del sapere. Cosa consente ad un racconto di vivere così a lungo? Questo è l’interrogativo che anche Gottschall si pone, domandandosi soprattutto perché siamo così incredibilmente legati alla finzione narrativa.

Parafrasando Aristotele: l’uomo è un animale narrante. Leggiamo racconti che ci trasportano in un’altra era, in dimensioni parallele, vediamo film, assistiamo ad atti teatrali che ci immergono in una messinscena; si è scoperto che per creare narrazioni sulla nostra vita facciamo un grande uso di elementi finzionali.

I bambini intrattengono le loro prime relazioni sociali con mostri, draghi, fate e folletti, o giocano il ruolo del genitore. Siamo naturalmente portati alle storie, tanto che spesso non ci basta più leggerle o vederle al cinema: ne vogliamo essere protagonisti, come se immedesimarci in un personaggio diverso da quello della quotidianità ci donasse un’altra vita. In effetti, questa simulazione ci prepara anche ad affrontare azioni della vita reale.

Le storie ci danno piacere e più sono intricate e più ci appassioniamo; ci piacciono a tal punto che anche di notte ce ne raccontiamo attraverso i sogni. Esse creano un vero e proprio legame sociale, trasmettono valori etici e definiscono gli individui. Molte «persone d’inchiostro» influenzano la nostra vita, la società e la Storia, sono una presenza viva nel mondo. Leggiamo la morte, guardiamo la violenza su uno schermo, insceniamo o lasciamo inscenare per noi guerre e distruzioni, malattie terminali e mentali. La finzione narrativa ci prepara ad affrontare i drammi dell’esistenza e senza di essa non saremmo umani. «Siamo, in larga misura, le nostre storie personali. E sono storie più verosimili che vere»

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Autore

Cristiana De Santis

«Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciare dall’inizio. Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare avanti per la propria via. La mia posizione morale è ottima: chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi un santo. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo». Antonio Gramsci, Lettere dal carcere.

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