autore Jonathan Littell
regia Guy Cassiers
con Bart Slegers, Fred Goessens, Hans Kesting, Jip van den Dool, Abke Haring, Alwin Pulinckx, Johan Van Assche, Katelijne Damen, Kevin Janssens, Vincent Van Sande, Diego De Ridder
adattamento Guy Cassiers e Erwin Jans
drammaturgia Erwin Jans
scenografia e costumi Tim Van Steenbergen
produzione Toneelhuis, Toneelgroep Amsterdam (NL)
9 ottobre, Teatro Argentina, Roma
Romaeuropa Festival propone per la terza volta negli ultimi anni, una messa in scena del regista belga Guy Cassiers. Dopo aver presentato Sunked red da un testo di Jerom Brouwers e Orlando di Virginia Woolf, quest’anno è il momento di The kindly ones, tratto dal più celebre e controverso romanzo di Jonathan Littell. Le molte polemiche suscitate da questo testo sorgono dal fatto che il protagonista non è una vittima, ma un ufficiale delle SS il quale, raccontando le sue memorie, mette in luce la natura sadica pronta a manifestarsi in ogni uomo comune. Il monologo iniziale infatti recita così: «Se siete nati in un paese o in un epoca in cui non solo nessuno viene a uccidervi la moglie o i figli, ma nessuno viene nemmeno a chiedervi di uccidere la moglie e i figli degli altri, ringraziate Dio e andate in pace. Ma tenete sempre a mente questa considerazione: forse avete avuto più fortuna di me».
La vicenda di Maximilien Aue si si snoda attraverso i luoghi principali del nazional-socialismo. L’ufficiale è coinvolto nell’operazione Barbarossa, l’attacco a sorpresa contro l’Unione Sovietica, ed è incaricato di eliminare i nemici nei territori sovietici occupati. Così gli iscritti al Partito comunista e gli ebrei vengono immediatamente fucilati e sepolti in fosse comuni. Aue partecipa all’organizzazione delle SS a Kiev e se da una parte considera un errore le esecuzioni di massa, dall’altra osserva la trasformazione dei soldati da un iniziale resistenza passiva a un coinvolgimento rabbioso, che egli imputa alle disumane condizioni della guerra. Le vicende vertiginose che si susseguono nelle memorie di Aue sono affrontate su due registri: da un lato i fatti storici scanditi da dialoghi violenti, da un linguaggio politico capace di innescare un odio sempre più mostruoso e dall’altro i lunghi monologhi onirici e allucinati di Aue, supportati da video di grande potenza espressiva.
Cassiers evita ogni naturalismo, sulla scena non appare mai un simbolo nazista; a tale scopo la scenografia si compone d’istallazioni astratte, ispirate principalmente alle opere di Christian Boltanski, che creano immagini simboliche e fuggono il facile realismo. Cassiers si concentra principalmente sulla vicenda militare, sull’analisi del discorso nazista che spiegò e giustificò lo sterminio degli ebrei. «Dal mio punto di vista l’importanza del romanzo di Littell non è da ricercare nella descrizione della violenza ma, invece, nella violenza che è insita nel linguaggio utilizzato dai nazisti e di cui il testo si fa testimone. Attraverso questo spettacolo voglio mettere in luce l’orrore dei discorsi che hanno giustificato le azioni naziste». La scelta di mettere in scena il testo di Littell è dettata dal particolare periodo storico che stiamo affrontando, l’indebolimento europeo, l’inasprimento attuale del linguaggio politico; elementi che sembrano creare un parallelo inquietante con la vicenda narrata da Max Aue e il risultato che ne deriva è potente per spettatore. L’atmosfera creata dalle bellissime istallazioni e la recitazione cinematografica e toccante degli attori fanno di fanno di the The kindly ones un’opera di una liricità essenziale che sciocca, da vedere assolutamente.