Romaeuropa Festival, DNA Memory 2014 | Raffaella Giordano, Fiordalisi

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Coreografia e interpretazione Raffaella Giordano
Luci Maurizio Viani
Musiche originali Bruno dè Franceschi
Collaborazione alla drammaturgia Danio Manfredini
Esecuzione tecnica Marco Cassini
Produzione Associazione Sosta Palmizi 1995
In collaborazione con Comune di Longiano (FO) e Comune di Cortona (AR)
Si ringraziano inoltre Clelia Moretti per la collaborazione al progetto, Hubert Westkemper per l’editing audio, Giovanni Vitaletti per l’esecuzione al pianoforte 
9 novembre 2014, Romaeuropa Festival
Teatro Piccolo Eliseo Roma

 

Non poteva mancare, per DNA Memory 2014, un pezzo di storia della nostra danza rappresentata da Fiordalisi di Raffaella Giordano. L’intento che ha portato Raffaella Giordano sulla scena del Romaeuropa Festival 2014 è stato quello di ricordarci cosa c’era fino a poco tempo fa e cosa tuttavia ancora c’è. Quello che inevitabilmente salta agli occhi e sa di puro e attuale, nonostante Fiordalisi fosse il secondo lavoro di Raffaella Giordano datato 1995, è la presenza di una grande maestra in scena, la semplicità e la schiettezza con cui il corpo viene messo in mostra e l’abilità di attualizzare un passato dichiarato.

Colpisce, visti i lavori precedentemente presentatati al Festival, la semplicità dell’allestimento: una persona seduta su una sedia, una lampada e tre bastoni, una scena scura, intima in cui le modaiole luci al neon non servono ad altro che a sottolineare la presenza scenica di un essere umano.

Il corpo che si muove, lo sguardo che punge e penetra, che viene accompagnato da una scelta sonora acuta fatta di suoni, voci e lirismi, bastano a stregare il pubblico del teatro Piccolo Eliseo. L’abilità con cui Raffaella Giordano gestisce il suo corpo è da manuale: con poche ma mirate armi ci porta in un mondo immaginifico ben preciso, intimo, elegante e riflessivo. Il tempo sembra non avere la durata normale, non pesa alla sala percepire attimi di silenzio, di sosta e concentrazione che l’interprete ricava e inframezza alla danza danzata.

Un linguaggio unico, fuori dal tempo, perché bilanciato da un corpo fragile e contemporaneamente feroce, padrone di quello che fa e immerso in una personale ricerca che ben riesce a trasmettere a chi lo ascolta. Come afferma la stessa autrice: “Gli applausi mi sorprendono sempre. Mi chiedo che cosa può ricevere dato che anche per me la comprensione è un risultato. Prima si genera e poi si ascolta”.

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