Stefano Sollima | Suburra

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Suburra, Stefano Sollima, Italia 2015, 130′
Produzione Cattleya, Rai Cinema
Distribuzione 01 Distribution
@ al cinema dal 14 ottobre
 

Suburra arriva dopo lo scandalo di Mafia Capitale, che ha coinvolto parte del mondo politico e dell’imprenditoria romana. Fra giochi di potere, compravendite di voti e appalti, reati di associazione mafiosa, Suburra si ispira a fatti realmente accaduti. Il regista Stefano Sollima ha preso spunto dal romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, uscito nel 2013, poco prima dello scoppio dell’enorme polverone che ha travolto la capitale.

I personaggi ricalcano i loschi figuri che popolano le testate e i servizi giornalistici: ci sono le escort bellissime e giovanissime, c’è il dandy festaiolo che organizza serate pacchiane piene di gente dai dubbi costumi e dai conti in chissà quale atollo, ci sono i delinquenti di professione, quelli che controllano il litorale di Ostia e gli “zingari” di Roma est, ricchi fino alla nausea. C’è il politico al centro dello scandalo, con la sua escort preferita, che si droga insieme a minorenni invischiandosi in brutti affari. E infine c’è il Re di Roma, il criminale per eccellenza, rispettato da tutti e di cui tutti hanno paura, con un soprannome eloquente: Samurai. Ex della banda della Magliana, è lui a decidere di che morte si muore a Roma.

Sollima, passando dal prodotto televisivo seriale a quello cinematografico – come già aveva fatto con ACAB –, rimane nel territorio in cui ha seminato bene con Romanzo criminale e Gomorra,  in una transizione che non pesa affatto agli spettatori più affezionati. Lo stile della regia è dinamico: dall’orchestrazione di primi piani, particolari e piani medi, che alterna momenti frenetici a momenti distesi, al botta-risposta degli attori, i quali non hanno paura di agitarsi riempiendo le inquadrature in modo deciso e incisivo. La colonna sonora, di grande effetto – la maggior parte è del duo francese M83 –, è azzeccata perché riesce, d’accordo con la fotografia e i movimenti di macchina, ad alternare il dramma alla confusione pacchiana della Roma portata sullo schermo.

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Il cast è eterogeneo: alcuni attori sembrano veramente presi dalla strada, altri sono conosciuti al grande pubblico. Pierfrancesco Favino è eccelso, talmente bravo da lasciare senza respiro. Elio Germano non è alla sua performance migliore: parlare della sua recitazione vuol dire sempre parlare di un livello attoriale molto alto ma, proprio per questo, perché non pretendere di più? Chi proprio di più non poteva dare è Claudio Amendola, che ce l’ha messa tutta, nei panni del Samurai. Già per non farlo stonare nelle scene con Favino la direzione di Sollima ha fatto prodigi. Purtroppo la sua espressività non è migliorata dai tempi de I Cesaroni.

Certo, nonostante Suburra sia un film ben fatto, non ci si può aspettare un capolavoro cinematografico: una cifra d’autore c’è ma non si tratta di un film d’autore, concetto che al pubblico di oggi evoca una pesantezza infinita. Al panorama italiano, nel quale il cinema di genere è scomparso da parecchio tempo – a parte qualche tentativo nei circuiti indipendenti –, questo film dà una boccata d’aria fresca.

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Autore

Giulia Sciarra

Giulia Sciarra, dopo essersi laureata in Cinema e Arti della Visione all'Università di Roma Tre, sta completando il Master Internazionale in Studi sul Cinema e l'Audiovisivo (IMACS) fra l'Università di Roma Tre, l'Université Paris 3 - Sorbonne Nouvelle e l'Université de Montréal. E' assistente di scena, ha seguito numerosi atelier teatrali in lingua francese. Dopo essersi occupata di cinema italiano ed estetica cinematografica, attualmente i suoi campi di ricerca e d'interesse sono il cinema d'esposizione, l'arte contemporanea, gli studi sulla ricezione spettatoriale e le pratiche fan-made.

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