articolo di: Nicola Spano
Accidente de Coches è una performance ideata da Giulio Stasi. Nell’officina MM car Service a Garbatella, di fronte a Elena Cucci, ovvero lo ‘spettatore’ che parla per noi, abbiamo vissuto l’esperienza drammatica di un incidente stradale che offre un’occasione di rinascita.
Testo originale: testi di Mauro Andrizzi e Marcus Lindeen
Traduzione, Ideazione, Regia: Giulio Stasi
Con: Elena Cucci/ Jun Ichikawa
Supervisione tecnica: Giovanni Marchionni
Aiuto regia e foto di Scena: Amalia Morrone
Dove: MM Car Service, Via delle sette chiese 70, Roma
Quando: Domenica 28 Aprile 2013 ore 19:30, 10 repliche
Info:
Si aspettava con grande interesse di partecipare ad Accidente de Coches, una delle tre rappresentazioni di Giulio Stasi sul tema della morte e della rinascita. Le premesse di tanta curiosità, infatti, c’erano tutte: sul palco di una vera e propria officina si sarebbe assistito alla storia di un incidente stradale, storia in cui «i personaggi si confondono». Ma chi sono i personaggi? Saranno gli attori? Saremo noi? Con queste domande in testa, già confusi, la domenica sera si attendeva irrequieti di poter iniziare.
Sono le 9 di sera, si alza la serranda dell’officina e ci viene incontro Giulio Stasi. Dice che è giunta l’ora; poi chiede di spegnere i telefoni cellulari. Poco prima di entrare avverte che all’interno ci sarà una macchina su cui dovremo sedere. Una volta entrati non ci si guarda intorno, non si fa attenzione a cosa c’è e cosa non c’è nell’officina, si è troppo spaesati per farlo e si pensa solo ad entrare in macchina. Il tempo di chiudere gli sportelli e viene spenta la luce; è buio e il cuore inizia a battere, non si ha la benché minima idea di quello che sta per succedere. A essere illuminato è solo il piccolo display della radio, che è accesa. Suona una canzone dalla melodia melanconica, il volume è basso nonostante tutto quel silenzio. Non ci vuole comunque molto perché entri in testa; poi la macchina inizia a salire verso il soffitto spinta da un macchinario. Ancora è buio, la tensione ormai è al limite, è chiaro che sta per accadere qualcosa. Sentiamo i respiri affannati l’uno dell’altro, ognuno si vergogna del proprio incessante deglutire, così ansioso, ed ecco che ci compare davanti una macchina. Al volante c’è Elena Cucci, ma quella che noi vediamo è semplicemente la prima arrivata sul luogo di un incidente, il nostro incidente.
La spettatrice racconta che la nostra macchina è ribaltata; penzoliamo a testa in giù sorretti dalle cinture di sicurezza ancora allacciate. Io, proprio io, «un ragazzo con la maglietta blu», sono già morto. Mi guarda dritto negli occhi quando me lo dice. L’intento dell’artista di confonderci, cioè di farci immedesimare in tutto e per tutto nell’esperienza di un vero incidente stradale e nelle sue conseguenze, è quanto mai riuscita. La mia reazione, infatti, è un sogghigno imbarazzato, quel maledetto sogghigno che viene ogni qualvolta arriva la notizia della morte di qualche caro, solo che questa volta ero io stesso a sapermi morto.
Fortunatamente non è così per la ragazza che mi siede affianco. Capelli ricci e cappotto di pelle, ancora respira e guarda dal finestrino la nostra spettatrice, come se con i suoi occhi potesse vedere se stessa. È rispecchiando i suoi pensieri che Elena Cucci dà il meglio di sé. Sono descritte le sensazioni del sangue sul viso, dei denti rotti nel violento urto contro il cruscotto, della visione di quella faccia lì fuori che la osserva. Ma soprattutto sono evocate le domande e le riflessioni dove si parla del coraggio di accettare la morte e, al tempo stesso, della gioia e della paura di aprirsi al nuovo, all’inaspettato, alla rinascita. A chiudere il monologo, non a caso, è la vista – per un istante – di un flash, che noi interpretiamo come quell’attimo in cui tutto acquista un senso rinnovando il giungere della fine e/o costituendo l’origine di un nuovo inizio.
Termina così questa coinvolgente performance, che ha la sola pecca di non riuscire a rendere pienamente partecipe chi è seduto sui sedili posteriori, protagonista assente nel racconto della testimone.