1° maggio. MUSICISTI DI STRADA: la repressione romana dell’artista libero

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L’arte durante la giornata dei lavoratori. Arte vs Lavoro. Nella musica questo è uno dei punti focali su cui si dilunga il dibattito: è l’arte libera veramente o si tratta di una variabile economica? È il lavoro dell’artista un bene comune e pubblico o è un mezzo di produzione per il profit?

Vengono in mente i tantissimi posti di lavoro che si sono creati grazie all’industria della musica, basti pensare alle agenzie di promozione, case discografiche, sale concerti, organizzatori di eventi, negozi di dischi, media e tanti altri anche meno ovvi, come le imprese di trasporti per le attrezzature dei concerti, i grafici che si occupano di pubblicità o delle copertine dei dischi, fino agli esperti di musicoterapia: tutti dipendenti dal lavoro dei musicisti e dalla loro arte.

Da una parte, sostenere questo sistema economico come motivo primario di stanziamento dei finanziamenti significherebbe supportare l’idea del valore economico della musica e di fatto oggi è quello che principalmente viene sottolineato, che perde di vista il suo valore culturale. Dall’altra, il riconoscimento di tale sistema ha richiesto l’attuazione di normative di tutela più ampie, vedi tra le tante il copyright, che hanno incasellato la libera circolazione di musica e cultura all’interno di un controllo maggiore

Ma cosa succede se si prende in considerazione la musica di quegli artisti che la condividono gratuitamente? Che succede se agli schemi delle autorità legislative si pone davanti un individuo che si dichiara artista libero, al quale non si legano giri di soldi, dipendenze economiche, posti di lavoro? Che succede se all’ordine statale si oppone il kaos dell’ artista di strada?

Succede ciò che è avvenuto lo scorso aprile a Roma, quando è stato approvato dalla giunta comunale un nuovo regolamento per l’arte di strada nel centro storico della capitale. Nonostante la già vigente legislazione nazionale della Legge per l’inquinamento acustico del 1995 e del Regolamento recante norme per la determinazione dei requisiti acustici delle sorgenti sonore nei luoghi di intrattenimento danzante e di pubblico spettacolo del 1999, integrate e modificate nel tempo, il Regolamento del 2012 ristringe ancora di più la libertà di questo artista che può essere definito puro.

In particolare, le norme applicabili ai -così definiti- suonatori sono :

–        il divieto di suonare strumenti che rechino disturbo alla quiete pubblica, come strumenti a percussione, quali tamburi e piatti, o a fiat,o come tromba e sax, e il divieto assoluto di utilizzare qualsiasi tipo di amplificazione anche per evitare ulteriore occupazione del suolo pubblico: in questa maniera sembra impossibile per un musicista innanzitutto suonare il proprio strumento o, se questo non rientra nell’elenco, intrattenere il pubblico senza amplificazioni;

–        l’istituzione di postazioni virtuali dove potersi esibire: ad esempio in punti specifici delle piazze più importanti del centro, come quella del Popolo (massimo 6 artisti contemporaneamente), Trilussa e Campo dei Fiori (massimo 2), Navona (massimo 4), ecc;

–        l’istituzione di un registro degli artisti, per cui i gruppi scendono da massimo dieci a cinque componenti, che potranno esibirsi fino a un massimo di 45 minuti per gli spettacoli a cerchio e 30 minuti per quelli di passeggio;

–        l’istituzione di fasce orarie per le esibizioni: antimeridiana (10-13) e pomeridiana (16-20, prolungata alle 23 in estate) fino ad un massimo di due ore, limite che rende impossibile la performance di diversi artisti;

–    l’istituzione di turni di esibizione attraverso un sistema informatizzato e Info points per prenotare alla polizia municipale l’esibizione entro tre giorni antecedenti alla data richiesta. Gli agenti, al momento del controllo, saranno responsabili di verificare la”specialità artistica”, per constatare che non si tratti di “finti artisti”: giudizio decisamente ambizioso per un poliziotto municipale

–      divieto di posizionarsi ad una distanza minima di 10 metri da luoghi di culto, scuole, ospedali, beni artistici e culturali e vie di larghezza inferiore ai 4,5 metri: sembra quasi uno scherzo se pensiamo alla quantità di monumenti e luoghi di culto del centro storico di Roma e alle sue vie;

– In caso di mancato rispetto delle norme sono previste multe dagli 80 ai 1000 euro, oltre al sequestro degli strumenti nel caso di recidive.

La delibera rientra nel tentativo di Roma Capitale di ristabilire l’ordine pubblico, nonostante sembri un controsenso allontanare i musicisti di strada, tacciati di disordine e deterioramento del centro storico di Roma, ed acconsentire il posizionamento di cartelloni pubblicitari e camion dei panini e delle bibite praticamente addosso ad ogni monumento, nonostante siano sicuramente più osceni e, senza dubbio, più inquinanti.

Proprio perché la figura fiabesca dell’artista di strada non si arricchisce con la sua arte, ma al massimo ci vive (spesso a stento), questo non è facilmente categorizzabile. Rappresenta così, un disordine da censurare, reprimere, cancellare. Con questo sembra reprimersi anche la tradizione romana stessa di cultura popolare, per lasciare posto a spacciatori di beni di consumo da far comprare ai turisti.

Gli artisti di strada non hanno scelto di lavorare nel settore della musica, ma hanno fatto della loro ispirazione un mestiere eccezionalmente personale, senza dover rientrare in nessun sistema. La musica è innanzitutto improvvisazione, basti pensare al bebop o al freejazz, e poi è aggregazione. Cercare di limitarla in schemi predefiniti, legislativi e professionali significa soffocare l’arte stessa.

La musica è libertà, è espressione libera, racconto di emozioni, stati d’animo, subbuglio di sensazioni e pensieri. L’artista di strada è colui che riconosce tutto ciò e che non ha fatto della propria vita un saldo di contro corrente, che non ha rinunciato al proprio spirito per accontentare le tentazioni del proprio ego.

L’Arte vuole comunque rimanere in strada, anche per i turisti, mentre si cerca di relegarla sempre più in spazi specifici, ordinati, in grandi palazzi a pagamento o in qualche recinto cittadino; reprimere il suo scopo ludico e di sorpresa significa privarla della sua forza. Ma gli artisti di strada non vacilleranno di fronte ai limiti imposti loro, d’altronde sono equilibristi per passione.

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Webmaster - Redattore Cinema

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