Certe volte saltano tutti. Solo lei, Mazzini, non è saltato. Come avete fatto a resistere alla controvertigine?
Così Ascanio Celestini, chiuso in una cella immaginaria, mette in scena le parole di un discorso. Contro un inganno. Contro una farsa. Controvertigine. Cento minuti e un luogo limite – la galera – dove, con voce incalzante, interroga l’altro padre, quello ideale, Giuseppe Mazzini, silenzioso e sconfitto. Un comizio poetico e sarcastico, di un ergastolano fattosi in carcere rivoluzionario che, con in mano l’illusione di una libertà (fissata nel giorno astratto 99 del mese 99 dell’anno 9999), guarda indietro e ricostruisce.
Mette insieme pezzi di storia italiana. Invoca persone, vere e immaginarie, per dare un senso alla sua, di storia, e anche forse alla nostra. Con quella dialettica inconfondibile, dal ritmo intenso, l’attore e drammaturgo
romano proietta lo spettatore nel 1849 e ripercorre un’epoca esaltante, seppur tragica e breve: è l’avventura mazziniana, senza prigioni né processi, quella di Pisacane e di un paese che non è democratico se c’è qualcuno che delega, perché è come vedere mangiare qualcun altro. L’avventura di Mameli e Garibaldi: quella fatta di lotta armata e di galera.
Ma è soprattutto racconto e affermazione di un terzo Risorgimento: il nostro, uguale agli altri, dove chi sembra voglia cambiare le cose in realtà non cambia niente, e dove chi si immola per la causa rischia di vedere i propri diritti sparire, magari insieme a lui. Si viene ingannati, come l’Intoccabile, il secondino illuso di essere sequestratore, ma sequestrato, a sua volta, da una madrepatria dimezzata (chissà se più Madre o Patria). Un autoritratto italiano fatto dal carcere, il cuore dello Stato.
Il popolo italiano è un popolo di rivoluzionari e sognatori. Ma la rivoluzione è come la poesia, non si fa su commissione.
Celestini graffia. Illumina.
Raccoglie gli applausi di un pubblico divertito, che ha riflettuto. Tanto.
Pro Patria – senza prigioni senza processi
di Ascanio Celestini suono Andrea Pesce luci Danilo Facco foto Spot the Difference / Maila Iacoveli Fabio Zayed organizzazione Associazione Culturale Lucciola / Paolo Gorietti Marianna Pezzini produzione FABBRICA con Teatro Stabile dell’Umbria
dal 31 gennaio al 12 febbraio – Teatro Palladium, Roma
ha collaborato alla realizzazione dell’articolo Emanuela Laurenti