Daniele Salvo | Dionysus il dio nato due volte

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regia di Daniele Salvo

con Manuela Kustermann, Daniele Salvo, Paolo Bessegato, Paolo Lorimer, Ivan Alovisio, Simone Ciampi, Melania Giglio, Francesca Maria, Silvia Pietta Alessandra Salamida, Giulia Diomede.

costumi e maschere Daniele Gelsi

musiche Marco Podda

produzione La Fabbrica dell’Attore

 

11 Febbraio 2017 Teatro Vascello Roma

 

Un’ambientazione post apocalittica, illuminata da luci fredde e calde che si alternano lentamente, accompagnate da echi di suoni primordiali e perturbanti danno inizio a Dionysus il dio nato due volte, in un’atmosfera di caos calmo, che non aspetta altro di esplodere.

 Daniele Salvo in Dionysus il dio nato due volte, rilettura de Le Baccanti di Euripide, restituisce a questo mirabile testo greco tutta la sua forza e drammaticità viscerale, non cadendo mai in ridondanze accademiche o borghesi. Il teatro si presenta spoglio in tutta la sua immensità, nera e avvolgente: davanti al pubblico una rupe con dietro uno schermo bianco sul quale si alternano proiettate immagini caotiche che sembrano suggerirci a volte una nascita a volte l’aridità dei nostri tempi moderni.

Ci troviamo a Tebe. Il re Penteo si rifiuta di venerare e accogliere Dionysus come suo dio, il quale a questo grave torto ordisce e complotta un inganno: tutte le donne di Tebe, mogli, madri, figlie, diverranno le sue empie sacerdotesse, le baccanti, creature patetiche, fastidiose, misteriose ed estremamente pericolose. Anche se nel dramma è il dio dell’ebrezza a indurle in questo stato mistico, un dubbio di sottofondo rimane e ci accompagna per tutto lo spettacolo: E se le baccanti avessero scelto di propria volontà di lasciarsi andare allo stordimento all’irrazionalità demoniaca?

Il testo sembra volerci suggerire una forte e intima riflessione sul ruolo che noi diamo nelle nostre vite alle emozioni, alla nostra parte sensibile, all’interno di un ambiente quotidiano dove siamo abituati a reprimere tutto ciò che non sia logico freddo e razionale. Se in verità la natura più intima ed estrema dell’uomo non sia proprio uno stato di estrema estasi e di morte? Forse, è proprio questo che il dio vuole dimostrare: nessun uomo può scappare dalla propria parte caotica, libera e oscura e in un certo senso, divina.

Ma non è solo questo muovere i voleri di Dionysus, c’è un desiderio molto più umano che lo spinge a compiere il dramma: l’amore per la propria madre. Per tutto lo spettacolo, il cadavere ridotto a scheletro di Semele sarà presente in scena, come una pietra miliare o una reliquia. È nella tomba di Semele che è nascosto il vero scopo delle azioni di Dionysus: rendere giustizia alla madre dalle accuse di chi ha messo in dubbio la sua nascita divina.

La regia di Daniele Salvo ha dimostrato di essere il risultato di un lavoro di grande impegno, uno studio accurato nel quale si è cercato di creare una compatta fusione tra antico e moderno, utilizzando gli aspetti arcaici, atmosfere e suoni primordiali, unendoli a una scenografia e a dei costumi moderni. Stessa attenzione e lavoro è stato fatto con i dialoghi e soprattutto con le musiche. In tutto lo spettacolo è stata evidente la grande cura posta nel portare a far riflettere lo spettatore che Le Baccanti non è solo una tragedia antica, ma un dramma contemporaneo, che viviamo costantemente dentro noi stessi e nella nostra società. Gli attori si sono calati perfettamente in questo mondo sospeso tra caos e creazione, fra antico e moderno, l’intensità e la forza con cui hanno sviluppato e dato vita ai personaggi ha fatto in modo che il pubblico si immergesse completamente nelle fosche e violente tinte del dramma. Il ruolo delle baccanti, in particolar modo, è stato in grado di restituire, non solo il mistero e l’attrazione per la loro libera natura selvaggia, ma anche la repulsione e l’avversione per il loro stato incostante e delirante. C’è da aggiungere che alla fine del dramma, nell’atto finale, un po’ per un sovraccarico emotivo dovuto a un ritmo troppo serrato privo di pause, la parte drammatica, in un certo senso sfugge, non viene esaltata e passa un pochino in sordina.

Oltre a quest’aspetto, Dionysus il dio nato due volte è un’opera da guardare e riguardare, uno spettacolo che sembra finalmente restituire la vera natura brutale e intensa del dramma di Euripide rilevandone la sua terrificante attualità.

 

 

 

 

 

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Autore

Ottavia Coteni

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