A CLASSIC EDUCATION: UN ESORDIO ROVENTE

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A CLASSIC EDUCATION

Line up: 

Jonathan Clancy – voce, chitarra

Paul Pieretto – basso

Federico Oppi – batteria

Luca Mazzieri- chitarra

Giulia Mazza – tastiere

Quando: 2 Febbraio 2012

Dove: Locanda Atlantide, Roma

Foto: Luca Gandolfi

Per maggiori info:

A C L A S S I C E D U C A T I O N
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LOCANDA ATLANTIDE

Fa molto freddo la sera di giovedì 2 febbraio. Roma sta per vivere la più grande nevicata da quasi trent’anni e io sono alla Locanda Atlantide ad ascoltare un gruppo il cui disco d’esordio s’intitola Call It Blazing.

Recita il Garzanti: blazing; che brucia con vivacità, rovente, brillante, vivido. Gli A Classic Education sono proprio così: incredibilmente caldi e luminosi. Le prime note di Work it Out, pezzo di apertura, sono un susseguirsi di scintillii che si riverberano sul pubblico, una sorta di nebbia sonora che ci conduce in un altro luogo e in un altro tempo, complici anche le immagini in bianco e nero che scorrono sullo sfondo. Quando le chitarre elettriche sfumano, siamo nel pieno di un racconto interiore, la storia di un’inquietudine, di una fuga immaginaria alla ricerca di certezze e punti fermi.

Ascoltare Baby, It’s Fine è come correre senza sosta, guidati dalla voce di Jonathan, a metà tra rassegnazione e speranza. La melodia languida e sognante di I Lost Time accompagna un’amara riflessione sulla sensazione di vuoto che pervade il presente. E’ chiaro che siamo tutti protagonisti di questo romanzo, immersi in un’atmosfera nostalgica e retrò, mentre ci dondoliamo al ritmo quasi anni cinquanta di Billy’s Gang Dream ed è altrettanto chiaro che gli A Classic Education sono perfettamente a loro agio in questo mondo, data l’energia coinvolgente che sprigionano sul palco. Paul, il bassista, non smette di sorridere agitarsi cercando la complicità del cantante, Luca, alla chitarra, suona spesso rivolto alla batteria di Federico, Giulia resta sempre concentrata sulle sue tastiere, silenziosamente partecipe dello spirito del gruppo. E’ come se ogni canzone fosse un vivace botta e risposta tra il malessere e la volontà di reagire, tra i dubbi e la consapevolezza che alla fine tutto si sistemerà, magari raggiungendo il mare – un paesaggio che fa da sfondo in maniera più o meno esplicita a molti pezzi come Gone to Sea e Can You Feel the Backwash. Il luccichio dell’acqua e della sabbia sembra uscire direttamente dalle chitarre, anche nei momenti più intimi del concerto, come Terrible Day e Night Owl. Il gran finale è affidato a una cover e a What My Life Could Have Been, canzone che fa parte dell’ EP Hey There Stranger, il cui inizio ricorda il crepitio di un fuoco che arde sulla spiaggia ed è tutta da ballare.

A dispetto della lingua inglese, questi cinque ragazzi vengono da Bologna – anche se Jonathan ha origini canadesi. Sono riusciti a fondere il loro gusto per il passato con un sound originale e moderno, che li ha resi famosi soprattutto oltreoceano – Call It Blazing è stato registrato a Brooklyn e sta per iniziare il loro tour negli U.S.A. Lo sguardo rivolto agli Stati Uniti traspare anche dalla copertina del disco su cui compaiono immagini di motociclisti in bianco e nero. Dopo un’ora di live show, quello che resta è la sensazione di aver vissuto una storia romantica e appassionata, che ci restituisce al freddo della notte con addosso una rassicurante sensazione di calore. Bravi, davvero.

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