Le meraviglie, di A. Rohrwacher, Ita 2014, 111′ Produzione Tempesta / Carlo Cresto – Dina con RAI CINEMA Distribuzione Bim Distribuzione nelle sale cinematografiche dal 22 Maggio
Inizio anni ‘90. C’è un locus amoenus nella Tuscia dove una coppia di contadini, prettamente apicoltori, gestisce la propria attività a conduzione familiare con le sue quattro figlie. La più grande di esse, Gelsomina, ha 12 anni e, come ogni adolescente, ha un rapporto conflittuale con il padre, Wolfgang. È una questione di differenti punti di vista la loro, una scissione tra l’aderenza e l’opposizione al fluire imperturbabile del tempo, che rischia di minare l’incanto costituito mediante l’avvento di due agenti esterni: la possibilità di partecipare a una trasmissione televisiva, Il paese delle meraviglie, e l’arrivo, per un progetto rieducativo, di un giovane taciturno.
Alice Rohrwacher mostra la sua bravura nel dirigere i giovani protagonisti della pellicola; le sue scelte registiche sono forti, autoriali e richiamano il grande cinema italiano: dal nome della protagonista, uguale a quello di Giulietta Masina ne La Strada di Federico Fellini, al finale che prende spunto da L’avventura di Michelangelo Antonioni. La vicenda non nasconde una certa atmosfera intima, anche se sfuggevole avvalendosi, inoltre, in alcune sequenze di una struttura onirica che può ricordare, soprattutto nella straniante interazione con la scena televisiva, Reality di Matteo Garrone.
Ne Le Meraviglie c’è il palesamento dell’apparire inaspettato che assume i contorni della fantasmagoria: una sorta di evento esotico – come quel cammello comprato da Wolfgang e, paradossalmente, lasciato pascolare nel prato del casale incatenato a una giostrina – destinato a eclissarsi nel suo apice. Aperta all’esperienza di due nuovi mondi, quello reale dell’adolescenza, intesa come fase ipersensibile dei sentimenti, e quello finzionale dello show, condotto da una sorta di “Venere televisiva” – Monica Bellucci –, Gelsomina sembra esser l’unico membro della famiglia in grado di poter trasformare quella stagione estiva in esperienza: i due orizzonti stagliatisi nella sua esistenza diventano bagliori di stupore che, piuttosto di evidenziare la possibilità di meravigliarsi, la accantonano, come se ci trovassimo nell’esatto momento in cui la magia della fanciullezza tramonta e un nuovo e disincantato modus vivendi è agli albori. Le meraviglie perdute.