Un regista hollywoodiano, colpevole di aver rifiutato un’offerta di Don Corleone, si ritrova nel letto la testa decapitata del suo pluripremiato cavallo da corsa. Tutti conosciamo questa scena di The Godfather di Francis Ford Coppola. Forse nessuno, però, si è mai chiesto chi fossero e cosa sia successo ai due sventurati scagnozzi che hanno avuto l’ingrato compito di portare a termine questa delicata missione.
Horsehead, la commedia noir di Damon Lockwood, messa in scena da Les enfantes terribles, ci racconta proprio questa storia. Siamo in California, nel 1945, e in una stanza umida e impolverata, Edmondo, un attore fallito, sta aspettando suo fratello Filippo, picciotto già inserito nella malavita. Filippo, che, malauguratamente, significa ‘amante dei cavalli’, è stato messo alla prova, ha sostenuto una specie di provino malavitoso e ha trovato l’aggancio giusto con la famiglia, quello che darà a lui e a suo fratello l’occasione di smettere di essere comparse e diventare protagonisti della propria vita.
Tutto si complica quando i due fratelli vengono a conoscenza del tipo di operazione: decapitare un cavallo. Questo getta il povero Filippo, fino ad allora promotore dell’operazione, nella disperazione. Edmondo, invece, smette di tentennare. D’altra parte, quando da piccoli giocavano agli indiani, era Filippo a fare sempre la parte del cavallo! Così, tutto si capovolge: Phil, che ha conquistato il soprannome lo schiacciasassi, si rivela semplicemente una sarta e un ‘vorrei ma non posso’ attore diventa, invece, Ed, lo spaccalegna.
Quest’occasione darà spazio a una rivincita o a una sconfitta definitiva? Il regista, al quale è stata recapitata la testa del cavallo, è uno di quelli che ha rifiutato il povero Ed. Lo spettacolo, non a caso, inizia e finisce proprio con quel provino, l’eterno esame degli attori, ma l’esito è diverso. M’hanno preso. Parla Ed. Ma chi? L’attore che ha riacquistato fiducia in sé o il picciotto che ha tentato di farsi strada nella gerarchia della famiglia? Il testo di Lockwood ci racconta come una parte di noi sarà sempre attratta dall’illusione dello splendore, ma l’altra vedrà sempre la bugia, i soldatini della morte. La vita è costellata di fugaci momenti fortunati da cogliere, di rischi da correre, di esami da sostenere. Dietro la grande occasione può esserci un compromesso, una menzogna, solo a volte un traguardo, altre una trappola. Vale per tutti: attori, criminali, impiegati, chiunque compia un percorso nella vita. Horsehead ce lo fa vedere strappandoci una risata. A show you can’t rrefus… (Don Corleone).
HORSEHEAD
di Damon Lockwood
regia di Leonardo Buttaroni
ripresa da Mark Storen
con Sebastiano Gavasso, Diego Migeni
set designer Cherie Hewson
light designer Giovanni Grasso
dal 9 al 19 febbraio 2012
Teatro allo scalo – Roma