AFFINITÀ ELETTIVE | da de Chirico a Burri
Galleria d’Arte Moderna http://www.galleriaartemodernaroma.it/
sino al 13 marzo 2016
La mostra nasce dalla volontà di accostare attraverso “affinità elettive”, come appunto recita il titolo del percorso espositivo, alcuni capolavori della collezione parmense della Fondazione Magnani Rocca a quelli della collezione capitolina della Galleria d’Arte Moderna.
Da De Chirico a Burri, passando tra gli altri per Morandi, Severini e Scialoja, l’esposizione si articola in otto stanze; le opere vi sono disposte in combinazioni inedite, inseguendo logiche di suggestioni formali e consonanze di figurative.
L’intrigo della mostra sembra quindi risiedere nel gioco combinatorio delle opere, oltre che ovviamente nelle opere stesse; si mettono così a nudo relazioni inedite, se ne confermano di note e se ne svelano ancora altre, attraversando trasversalmente autori, temi, tecniche.
Come avviene nel genere delle nature morte, dove è la calibrata ponderazione compositiva degli oggetti ad animare la scena, così avviene nella galleria di via Crispi, in cui le opere dialogano tra loro per simpatie reciproche, per rapporti di fratellanza, per successioni di senso.
I visitatori curiosi ed inquieti non potranno certo accontentarsi però delle affinità, seppur attraenti, proposte dai curatori e non potranno esimersi dal ricercarne di altre, proprie personali. Lasciandosi affascinare dal diletto della ricerca di affinità ci si ritrova, ad esempio, a notare che le opere di Scialoja, appartenenti al periodo in cui militava nel gruppo che Cesare Brandi definì dei “quattro fuori strada” e precedenti alla svolta astratta, tradiscono ancora con chiarezza l’osservazione attenta di Morandi e di De Chirico. Fabbriche a Pont de Neully del 1950 ne è una testimonianza: chiaro si manifesta lo sforzo di conciliare il tonalismo morandiano con la spazialità metafisica di De Chirico.
Ecco quindi che in questo senso la mostra si svela come uno stimolo attivo, più che un percorso contemplativo; uno stimolo che induce a smontare e rimontare i legami che annodano tra loro le esperienze artistiche del ‘900 italiano.
Composizione di composizioni, l’esposizione si fa dunque lo strumento per riflettere ancora una volta sulla ricchezza e sulla stratificazione di quel congiunto di interpreti del secolo scorso.