ALCHEMICA VISIONE: POSSIBILITA' DEL REALE E REALTA' DEL POSSIBILE – Intervista a L. Petrucci

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Fino al 6 gennaio lo Studio Pino Casagrande ospita la mostra Resolve et Scoagula, curata da Flavia Montecchi,  in cui a sfidarsi sono due giovani artisti, Leonardo Petrucci e Alessandro Vizzini e un grande maestro dell’arte italiana, Bruno Ceccobelli. L’alchimia è il filo conduttore dell’esposizione che lega i loro lavori sotto l’insegna della Possibilità con la “p” maiuscola. Possibilità perché il principio su cui si basa l’alchimia, e l’arte, è la liceità di utilizzare qualsiasi strada, da quella scientifica a quella mistica, per cercare di avvicinarsi a ciò che nel nostro universo è davvero importante ma che rimane nascosto. Non ci sono confini netti e stabiliti una volta per tutte: ogni misticismo contiene una razionalità ed ogni razionalità è in fin dei conti mistica. La mostra è un cammino all’interno delle coscienze dei tre artisti che cercano di comunicare, al loro pubblico, quanto l’arte come alchimia possa aiutare a renderci più attenti a quella rete di rimandi e assonanze che ci circondano, le quali formano e fondano la nostra individualità.

E per poter comprendere meglio il loro mondo un aiuto può essere fornito dalle loro stesse parole. Ad esempio quelle di Leonardo Petrucci…

In questa mostra emerge un’affinità tra arte e alchimia. Uno dei fili conduttori mi sembra il concetto di trasformazione che segue un movimento triadico; infatti, se nell’alchimia ci sono i tre stadi del nigredo, albedo e rubedo, nell’arte troviamo tre tipi di trasformazione: innanzitutto la trasformazione del materiale (1), che acquista un nuovo significato assorbendo tutto ciò che l’artista vi mette di sé. Inoltre, la trasformazione di chi recepisce l’opera (2), il quale riesce, in questo modo, a vedere il mondo con occhi diversi, secondo una prospettiva che prima non aveva mai considerato; infine, mi sembra, la trasformazione dell’artista (3). Quanto ti senti trasformato dopo aver realizzato un’opera?

Leonardo Petrucci: La trasformazione è sicuramente reciproca: se da una parte l’opera si trasforma in base all’idea che matura nella mia mente, dall’altra parte è la mia stessa idea a modificarsi mentre creo un’opera. Purtroppo, o per fortuna, un’opera non potrà mai coincidere con il disegno mentale che l’artista produce dentro di sé, e per questo tale disegno mentale è costretto a cedere qualcosa alla materialità del medium, il quale però deve cedere a sua volta qualcosa di materiale in favore dell’elemento spirituale.

Faccio anche a te la domanda che ho fatto al tuo collega Vizzini: quanto è importante la conoscenza scientifica all’interno di un’arte così mistica?

L. Petrucci: Molto importante. Nelle mie opere porto avanti una ricerca che investe non solo la fisica macrocosmica, ma anche la biologia degli organismi animali. Ad esempio, spesso utilizzo come soggetti delle mie opere i ragni, che rivestono per me un duplice significato di creazione di un microcosmo all’interno del quale si possono rintracciare gli elementi costitutivi del macrocosmo stesso. Ma in realtà è l’intera conoscenza in tutte le sue sfaccettature ad essere fondamentale per la comprensione delle opere. Infatti, sia nell’arte che nell’alchimia, solamente coloro che possiedono una conoscenza piena di tutto ciò che li circonda possono arrivare a comprendere i segreti profondi che queste due discipline nascondono.

L’arte può aspirare ad afferrare la verità o è mera rappresentazione fantastica?

L. Petrucci: A questa domanda risponderei con una frase di un artista a me caro, Vettor Pisani: “la verità non esiste … una verità è fatta di mille menzogne”…

RESOLVE ET SCOAGULA

Studio Pino Casagrande, Roma,

18 dicembre – 6 gennaio,

foto gentile concessione dello Studio Pino Casagrande.

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