Autore Naomi Alderman Titolo Il Vangelo dei bugiardi Traduzione Silvia Bre Casa Editrice Feltrinelli/Nottetempo Pubblicazione Marzo 2014
«Ogni storia potrebbe essere raccontata in quattro modi diversi» scrive Naomi Alderman al termine de Il vangelo dei bugiardi: quattro come i vangeli canonici e come le voci che narrano la storia di un dubbio.
È infatti il dubbio quello che resta dei racconti di Miryam, Iehuda, Caifa e Bar-Avo, il dubbio che, in fondo, non esista nulla di certo e che, anzi, tutte le certezze non siano che un inganno. Se poi l’inganno sia da ritenere consapevole o meno è a sua volta un punto su cui dubitare, dal momento che in ogni vicenda non sono tanto i fatti a guidare le azioni dei personaggi quanto le loro debolezze, le componenti meno controllabili dei loro caratteri, i loro desideri e le loro paure.
E se il lettore dubita e dunque passa di racconto in racconto alla ricerca di elementi concreti cui appigliarsi per potersi districare nella Storia, è proprio la ricerca a spingere invece i protagonisti dei racconti stessi.
Maria all’inseguimento un figlio perduto o mai davvero avuto accanto, Giuda in balìa di una fede tanto simile alla giustizia terrena da non poter essere spirituale, Caifa in cerca di onori e di un dio troppo lontano, Barabba alle prese con una rivalsa apparentemente irrealizzabile. Sono queste le quattro voci che, alternandosi, lasciano che davanti agli occhi di chi legge si componga man mano l’immagine di un quinto personaggio: Yehoshua.
Yehoshua non è una voce narrante, ma una figura narrata, di cui ciascuno può, in base alle proprie inclinazioni, cogliere un aspetto diverso; debole ed enigmatico, al contrario dei narratori non sembra cercare quanto fuggire, soprattutto da se stesso.
Non c’è una versione definitiva, nel romanzo di Alderman. Le domande restano per lo più senza risposta e le ricerche forse non raggiungono la meta, ma è proprio questo intersecarsi di differenti percorsi a offrire una buona rappresentazione di come si costruisca una storia.