ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE
Coregrafia, Regia e Scenografia Francesco Nappa
Musica Autori vari
Interpreti compagnia Aterballetto
Video Gilles Papain
Luci Carlo Cerri
Costumi Santi Rinciari
9 giugno 2012, ore 21. 15
Villa Doria Pamphilij, Roma
Rassegna Invito alla danza
Per due ore Villa Doria Pamphilij ospita il mondo rovesciato di Alice nel Paese delle Meraviglie, quarto appuntamento della rassegna Invito alla danza ed ultima fatica artistica dell’Aterballetto, compagnia tra le più importanti in Italia al di fuori degli Enti Lirici.
L’Alice nel Paese della Meraviglie di Francesco Nappa omaggia il romanzo di Lewis Carroll senza didascalismo: le avventure di Alice sono selezionate, ripensate, interamente vestite a nuovo. Una scenografia essenziale ma d’impatto fa da cornice a quattordici danzatori di altissimo livello tecnico, mentre le soluzioni coreografiche sorprendono a tratti, cedendo talvolta – soprattutto nei passi a due – a moduli ripetuti che lasciano l’impressione del già visto.
Il pas de deux d’apertura annuncia il ribaltamento nel mondo del non senso, di cui è immagine celeberrima la caduta di Alice a testa in giù. Un passaggio che nel romanzo si carica di complessi significati matematici e che sulla scena è invece declinato come universo onirico, in cui i paradossi logici e le teorie sui numeri irreali cedono il passo ad atmosfere rarefatte e visionarie. L’operazione riesce particolarmente bene in alcune scene. Spazio e tempo, allora, sono davvero riplasmati secondo le coordinate del sogno, in cui la successione diventa sovrapposizione, le forme definite figure ibride, la lucidità razionale imprecisabile vaghezza. È il caso dell’episodio della smisurata crescita di Alice, che è fatta lievitare su se stessa con un efficacissimo espediente scenico, la lunga gonna a coprire un altro danzatore che le presta l’altezza e le gambe. I movimenti di questa Alice dimidiata e ciclopica sono di una grazia e di una sincronia tali da far dimenticare che a danzare siano due ballerini e non uno. Riuscitissimo è poi l’intreccio tra il corpo di Alice e gli arti dei danzatori che formano il Brucaliffo: i movimenti liquidi e un intenso momento musicale danno vita al momento dello spettacolo forse più carico di suggestioni. In altri casi, meno felicemente, la lunga durata dei brani danzati e la poca varietà dei brani musicali – pezzi strumentali affidati quasi esclusivamente ai violini – rendono opaca la storia e difficoltosa l’attenzione.
A questo Alice nel Paese delle Meraviglie va in ogni caso il merito di esser risalito alla versione pre-disneyana del racconto, ripristinando personaggi, come la duchessa, lasciati cadere dalla sua più celebre versione cinematografica. Lo stesso racconto di Carroll, inoltre, non è immune da rivisitazioni. L’immortale regina di cuori e le sue guardie di picche divengono quasi irriconoscibili: le carte da gioco sono mutate in carta di giornale, le rose da dipingere di rosso in tutta fretta cumuli di quotidiani in brandelli. Gli applausi finali, insomma, vanno anzitutto al nobile tentativo di Francesco Nappa di farci dimenticare, nello spazio breve di un balletto, quella trita Alice dal grembiulino bianco sull’ampia gonna blu, che insegue senza posa un fastidioso coniglio con l’orologio al collo.