Dal 17 aprile la Casa dell’Architettura ospita la pittura di Alice Pasquini, street artist d’indiscussa fama internazionale. La stanza d’artista, realizzata dall’illustratrice romana, si trova nella -1 art gallery, il piano inferiore dell’Acquario Romano, che ormai da diversi mesi, ha scelto di omaggiare l’arte di strada nostrana. Un viaggio in una città notturna sospesa tra inconscio e realtà; un’immersione in un mondo sotterraneo che ha tutta l’aria di accogliere l’agonia della realtà metropolitana.
Artista: Alice Pasquini
Titolo: Cave of Tales
Luogo: -1 art gallery, Casa dell’Architettura, piazza Manfredo Fanti, 47
fino al 30 agosto 2013
«Un muro è fatto per essere disegnato», sosteneva Keith Haring, uno degli esponenti più esemplari del graffitismo statunitense. E aggiungeva poi: «L’arte non è un’attività elitaria: l’arte è per tutti e questo è il fine a cui voglio arrivare». Arte per tutti, dunque. Sembra essere questo il principio della street art, che fa delle nostre strade dei veri e propri musei a cielo aperto. Ed è questo uno degli aspetti cui la Casa dell’Architettura di Roma ha voluto rendere omaggio con un’iniziativa che chiama a raccolta, a rotazione, alcuni tra i più importanti esponenti dell’arte di strada di casa nostra.
Dopo il Cabinet of Natural History di Lucamaleonte, la Chinese Room di Diamond e la Sancta Sanctoroom di Mr. Klevra e Omino71, dallo scorso 17 aprile, la -1 art gallery (che coincide con l’accesso ai servizi aperti al pubblico dell’Acquario Romano), ospita i lavori realizzati da Alice Pasquini, indiscussa street artist di riconosciuta fama internazionale. Cave of Tales: questo è il titolo dell’intervento realizzato dall’artista romana nel piano inferiore dell’edificio. Uno spazio che ha tutta l’aria di una caverna preistorica, sia per la struttura, che per i disegni realizzati sulle pareti. Una sorta di scrigno del Terzo Millennio, che racchiude scene di vita reale, di quotidianità. Protagonista è la metropoli, con i suoi personaggi e i suoi racconti. Ad accogliere lo spettatore, sulla parete destra della stanza, è l’immagine di una donna dormiente, su un fianco, come ad evitare l’occhio indiscreto di chi guarda; quasi a custodire gelosamente il segreto dello “star soli con se stessi”, un’utopia dell’epoca contemporanea. E poi ancora, sul lato sinistro, una serie di personaggi di spalle, affiancati da una didascalia: “l’amore svanito”.
I fili conduttori di questa sfilata di disegni, sembrano essere la notte, il buio, il sonno che non arriva, il dormiveglia. E quindi la riflessione, il pensiero, la meditazione notturna. La più intensa, la più potente. Talmente forte che i personaggi che si affollano sullo sfondo nero, sembrano quasi prendere corpo. A guardare bene i volti in primo piano, si potrebbe avere l’impressione che tentino di parlare, di esprimere la solitudine e l’alienazione della realtà metropolitana. E il tutto, improvvisamente, assume il sapore di una vera denuncia sociale: l’immagine di una ragazza che guarda nel vuoto, i libri sullo sfondo, le gambe piegate, l’incertezza di quello che verrà. Tutto ciò che gira intorno, sembra aleggiare in un’atmosfera di sospensione. Emblematica la didascalia che segue la figura: “c’era una volta futuro”.
Quella alla -1 art gallery, non è solo un’immersione fisica, ma è anche un viaggio nell’inconscio. Le immagini che scorrono davanti ai nostri occhi sembrano raccontare una realtà che appartiene a tutti, un sentire collettivo. Una sensazione di agonia che si potrebbe evitare semplicemente addormentandosi, chiudendo gli occhi, abbandonandosi ai sogni. Ma il sonno, nella Cave of Tales di Alice, appunto, non arriva.
E tutto è reale, tutto è brutale. Tutto diventa incerto in quest’affascinante viaggio negli inferi metropolitani.