Al Teatro Palladium di Roma torna in anteprima italiana Ambra Senatore, coreografa già autrice di Passo e A posto, con l’ensamble ludico John che fa dell’interazione col pubblico il motore dello spettacolo.
John
Progetto e coreografia: Ambra Senatore
In collaborazione con: Matteo Ceccarelli, Elisa Ferrari, Marc Lacourt
In scena: Ambra Senatore, Matteo Ceccarelli, Elisa Ferrari, Marc Lacourt
Luci: Fausto Bonvini
Progetto sonoro e musicale originale: Igor Sciavolino
Altri brani musicali: Brian Bellot, Serge Gainsbourg, Yukari Ito, Richard Sanderson, Igor Sciavolino, Antonio Vivaldi
Teatro Palladium, Roma 4 e 5 maggio 2013 – ore 20.30 e 18.30 Info: sito Ambra Senatore sito Teatro Palladium
Spettacolo, spettatori, spettacolare. Queste tre parole, legate dalla comune radice etimologica, possono riassumere la struttura e gli intenti dell’ultimo lavoro di teatro-danza di Ambra Senatore.
In tre sorteggiano per iniziare una messa in scena sotto forma di gioco. Usano trottole – o toupie, per restare nel linguaggio italo-francese dei performer – che attraverso il movimento determinano il tempo.
Nel portare in mezzo al palco oggetti tra i più vari, indizi del meccanismo che man mano si andrà strutturando, è un andirivieni di gesti singoli, doppi, sincroni e sfasati che nel loro essere studiati nel dettaglio hanno la qualità di movimenti fluidi, consapevoli ma non del tutto sotto controllo. La stessa partitura estremamente precisa e programmata tenta, riuscendoci, di sembrare improvvisata.
Il ritmo degli oggetti circostanti è misura dei tempi delle performance, in una vera e propria obbligazione a seguire delle imposizioni, dei vincoli – proprio come le scadenze, anche autoimposte, della nostra vita quotidiana –. I giocattoli sono anche il mezzo principale di interazione con il pubblico, in un incontro che diviene motore propulsore delle regole da seguire.
Lo spettatore avverte, non senza un lieve stato di ansia, di essere interrogato per un fine ultimo: carpire informazioni utili allo sviluppo della struttura drammaturgica, che ogni volta viene rimodulata nell’inversione di ruoli, nomi, numeri. L’accumulo di dati aumenta proporzionalmente al numero di oggetti che battono i tempi, in una complicazione del meccanismo che diverrebbe ingestibile senza l’estrema complicità dei performer, simili a un contrappunto a più voci, ognuna con una melodia peculiare.
Interazione significa rischiare che qualcosa non funzioni o che accada par hasard, significa avere proprio quel margine di gioco che permette al meccanismo di funzionare. E se la nuova regola viene creata nel corso della sua stessa applicazione, della sua messa in opera, soltanto alla fine performer e spettatori riescono ad osservare con distacco e quindi a cogliere l’ironia di tutto ciò che si è creato, persino il proprio imbarazzo nel non voler essere il Generale.
Ambra Senatore in questo suo terzo ensemble coreografico, dove la danza emerge come massimo comun divisore tra le pieghe degli avvenimenti, risulta sempre più consapevole nell’uso dell’ironia come atteggiamento artistico di riflessione, la quale diviene quindi la caratteristica principale del suo lavoro di ricerca.