L’amore è un’arma così potente da poter addirittura essere usata come terapia? E la domanda si fa ancora più interessante se i soggetti da curare sono una narcolettica cronica, ipercritica e affetta da gravi amnesie, che fanno seguito a potenti shock, e un simpatico cleptomane dal cuore grande. Aggiungiamo anche un incontro sotto il portone della terapista, un fidanzato svizzero, una serie di peripezie e di apparentemente irreparabili malintesi. Questi sono gli ingredienti di una commedia tutto pepe, che tuttavia offre spunti di riflessione molto interessanti. Il tema dell’amore, quello vero, da sempre trito e ritrito, oltre che rappresentato egregiamente da Ambra Angiolini (Beatrice) e Edoardo Leo (Roberto), viene trattato in maniera tenera e frizzante, ma nello stesso tempo originale, non scadendo mai nel banale.
Temi come la ricerca di se stessi, di una propria reale identità, rappresentata dall’enorme librone marrone che Beatrice porta con sé, intriso di foto e scritti atti a riempire buchi di vita mancanti, vengono lentamente sovvertiti dalla invasione di Roberto, che con la sua disarmante spontaneità si costruisce piccoli e graduali varchi attraverso lo scudo di diffidenza di Beatrice. Beatrice, infatti, si accorge che deve affrontare la scoperta di sè uscendo fuori da quel guscio, sperimentando e giocando con la vita, non analizzandola in ogni suo piccolo particolare, ma lasciando anche spazio ai fuori programma.
Entrambi sono accomunati, nelle loro personalissime e differenti maniere, da una gran passione per i bambini, maestrina elementare lei e scrittore di favole improbabili per l’infanzia lui, dall’impronta sanguinaria e poco adatta a un così giovane pubblico. Sono a confronto due visioni della vita all’estremo ma che, proprio perché così opposte, compensandosi, trovano il giusto equilibrio. Non solo i due si compensano, ma crescono insieme, imparando e donando l’uno gli aspetti migliori dell’altro: Roberto aiuta Beatrice a scoprire il suo lato più vero, quello più spontaneo e restio ad uscir fuori, mentre lei prova a tirare fuori da lui il lato più razionale, rendendo le sue favole più corrispondenti alla realtà verso cui sono rivolte. Infine, ma non meno importante, molto forte si presenta il tema della riconquista dell’amore giorno per giorno, che resiste alle avversità della vita, talvolta, ad una prima superficiale e poco lungimirante occhiata, insuperabili.
Emblematica la figura di Roberto che, sempre fermo e tenace nella scelta della sua donna, è pronto in qualsiasi momento a lasciare tutto per andare a riprendersi, in capo al mondo e per l’ennesima volta, la madre di suo figlio, ignara dell’esistenza sua e del bambino per colpa di quelle capricciose amnesie. L’amore con la A maiuscola, non solo è in grado di restituire una vita felice a due individui patologici, ma di resistere a invisibili particelle di spazio e tempo, che talvolta poi così invisibili non sono. Durante la rappresentazione si può passare, nel giro di pochi secondi, da una risata esilarante a commuoventi e avvolgenti sensazioni di tenerezza.
E’ questo il bello dell’imprevedibilità della commedia, accompagnata anche dalla trasmissione di valori solidi e duraturi. Imprevedibilità che si rifà a quella altrettanto spiazzante della vita, affascinante proprio perché in grado di sovvertire completamente tutti gli eventi in un solo secondo. Eventi che, anche se al momento ci possono sembrare ingiusti o dolorosi, si riaggiustano spesso nel modo in cui dovrebbero.
TI RICORDI DI ME?
Presentata da Marco Belardi per la Lotus Production
Di Massimiliano Bruno
Con Ambra Angiolini e Edoardo Leo
Regia Sergio Zecca
20 marzo -1 aprile 2012
Teatro Ambra alla Garbatella di Roma