Cerimonia di Lorenzo Gleijeses ha aperto la rassegna Quirino Revolution Mad.
Tre attori, tre pareti, trecento personaggi. Uno spazio claustrofobico in cui prendono vita schegge impazzite di realtà stratificate. Un palcoscenico che è sala prove, piscina, ring: spazio chiuso che protegge e isola, in cui il mondo entra filtrato dai media e la coscienza inizia a nutrirsi di se stessa.
Cerimonia è un lavoro antinarrativo, uno studio a partire dal testo Cerimonia per un negro assassinato dello scrittore spagnolo contemporaneo Fernando Arrabal di cui conserva solo una vaga suggestione. Un gioco scenico che propone una galleria schizofrenica di personaggi che finisce per rientrare in un unico personaggio: l’attore, immerso nel vortice meta-teatrale dell’esistenza. Una serie di flash vanno a comporre una sorta di ritratto dell’artista da giovane tra mitologie di oggi e di ieri, farcito di rimandi a poeti punk e maledetti in un panorama che abbraccia idealmente Majakovskij, Pasolini, Genet, Mishima, Tarkovskij e Ian Curtis. Artisti fuori e dentro la società in un antico gioco di attrazione e repulsione, emarginazione cercata o subita, autocelebrata e derisa.
Miti romantici riletti e filtrati attraverso una lente contemporanea disillusa e scheggiata, che rifrange e infrange antiche convinzioni. Perché forse ciò che chiamano “passione” non è energia spirituale ma attrito tra l’animo e il mondo esterno e l’ispirazione è un’interferenza, una voce che il microfono può captare e che suona come una radio clandestina.
Lo spazio scenico è spoglio. Filari di led ne disegnano i contorni e un fondale di lamiera riserva una suggestiva uscita di scena che è in realtà un ingresso. Il fondale si alza come un sipario rivelando al pubblico seduto l’intera platea del Quirino.
Lo spettacolo sarà ripresentato al Teatro India il 17 settembre.
A seguire, sul palco del Quirino, la proposta della bottega d’arte Fanny & Alexander.
T.E.L. è un esperimento di comunicazione utopica, una performance uguale e diversa che ha luogo contemporaneamente in due spazi della città (il Teatro Quirino e il Teatro India). Un dialogo a distanza tra un attore e un’attrice in abiti da cerimonia mimetici.
Al centro della scena domina un altoparlante che sincronizza le performance, prepara gli spettatori al decollo, impartisce ordini all’attrice in un estenuante gioco del Simon says.
Disciplina dell’attore e disciplina militare si mischiano e i gesti ripetuti sembrano annientare ogni volontà, lasciando poco spazio alle strategie. La suggestione proviene dalla vulgata di Lawrence d’Arabia, scelta per il suo portato utopico connesso al tentativo di unire due mondi diversi. La rivolta dei popoli del deserto è studiata a tavolino, un tavolino che è un vero e proprio strumento dotato di sensori attraverso cui l’attrice può produrre i suoni del suo racconto: i bombardamenti, il vento, le tempeste nel deserto. Un tavolino su cui nel finale ogni strategia è affidata ad una bambina, che muove le sue armate con la convinzione e la serietà di un gioco.
Cerimonia
regia e drammaturgia Lorenzo Gleijeses
con Lorenzo Gleijeses, Manolo Muoio e con la partecipazione di Anna Redi
spazio scenico Roberto Crea
light design Gigi Ascione
paesaggio sonoro Lorenzo Gleijeses, Mauro Penna
area tecnica Luigi Luongo
T.E.L. – Fanny & Alexander
ideazione Luigi de Angelis e Chiara Lagani
drammaturgia Chiara Lagani regia,
spazio scenico, luci Luigi de Angelis con Marco Cavalcoli e Chiara Lagani
musiche Mirto Baliani
progetto sonoro e sistemi interattivi Damiano Meacci/Francesco Casciaro (Tempo Reale)
consulenti artistici Tahar Lamri, Rodolfo Sacchettini
fotografia Enrico Fedrigoli
progettazione e realizzazione scenotecnica Nicola Fagnani (Ardis Lab)
realizzazione costumi Laura Graziani Alta Moda e Laura Dondoli, su un’idea di Loredana Longo
16 settembre 2011, h 21.00 e 22.00 – Teatro Quirino, Roma