testo di AndreaScanzi e Giulio Casale
direzione di scena Simone Rota
arrangiamenti Lorenzo Corti
produzione Promo Music – Corvino produzioni1 marzo 2016, Teatro Vittoria, Roma
Andrea Scanzi e Giulio Casale portano in scena al Teatro Vittoria Il sogno di un’Italia, spettacolo di teatro-canzone che vede il duo alle prese con un testo, scritto di loro pugno, in cui vengono rievocati e messi in discussione vent’anni di storia e musica.
Da Enrico Berlinguer fino a Pantani, passando per Troisi e Benigni, Monicelli, il governo Berlusconi, Falcone e Borsellino, Caponnetto, fino al sangue del G8 : Scanzi offre una sua visione dell’Italia degli anni tra il 1984 e il 2004 alternandosi a Casali che con la sua voce calda e potente ripercorre e reinterpreta canzoni di Bennato, Gaber, Jeff Buckley, Battiato,De Gregori. Berlinguer, Troisi, Falcone e Borsellino sono personaggi chiave del racconto che li innalza ad eroi, uomini che hanno dedicato la loro vita alle loro idee e alla loro “ arte”. Scanzi ribadisce l’importanza del ricordo, non dimenticare uomini che possano essere esempio per una società futura.
Il palco si presenta povero e male assortito: un tavolo si sostiene su due gambe e una cartina nera in legno, sulla quale giace un’Italia oscurata dalla corruzione e dalla mafia, una macchina da scrivere rende leggibili le parole che le vengono affidate attraverso un video wall che grazie all’illuminazione a led funge in alternativa da sfondo colorato alle canzoni di Casale.
Non esiste una trama reale ma una struttura di base che alterna ordinatamente storie e canzoni che mettono in luce l’esigenza dell’attore di dar voce ai propri pensieri. Battute all’italiana ormai usurate ancora prima di essere dette sono un tentativo più o meno riuscito di alleggerire lo spettacolo della durata di 90 minuti senza pausa.
Il giudizio di Scanzi e Casale nei confronti di “questa Italia” è il motore e l’anima del testo; la critica storica e la valutazione soggettiva degli eventi lasciano poco spazio alla narrazione degli stessi. I racconti sviluppano poco i cenni storici presentati, rendendosi poco fruibili per quella parte di pubblico che non conosce o non ha vissuto gli anni che vengono raccontati. Proprio come in un giornale o in uno stato di facebook, i pensieri di Scanzi si impongono come insegnamenti allo spettatore. Il pubblico non viene invitato a riflettere ma è solo ascoltatore passivo. La narrazione e il vecchio cantautorato si fondono alla satira e danno vita a un nuovo teatro-canzone, originale ma povero di idee innovative.
Il desiderio di cambiare, di migliorare, di sognare riescono a coinvolgere gran parte del pubblico che sorvolando sui problemi della messa in scena e applaude calorosamente affermando cosi il malcontento di una popolazione nei confronti del proprio paese, vero intento dell’opera.