di Alessandro Baricco regia Andrea Teodori con Diego Migeni scenografia Paolo Carbone produzione Associazione culturale Novembre 26 febbraio 2015, Teatro Studio Uno
Il Teatro Studio Uno ha ospitato, dal 26 febbraio al 1 marzo, il monologo teatrale Novecento di Alessandro Baricco, con la regia di Andrea Teodori.
Max Tooney è un ragazzo che con una tromba e qualche sogno si imbarca sul transatlantico Virginian, facendosi scritturare come musicista. Ne sbarcherà definitivamente dopo sei anni di rotte intercontinentali cometestimone di desideri e speranze, con una valigia colma di storie di naviganti e passeggeri, custode in particolare di un racconto straordinario, quello di un uomo esistito sui tasti bianchi e neri di un pianofortea coda, fra le melodie e i ritmi dai profumi e visioni di un mondo che non conosce e che a sua volta ignora la sua esistenza.
È questa la storia incantevole e assurda di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, e Diego Migeni, nei panni di Max Tooney, non si limita a narrarcela, ce la fa vivere appassionatamente, ci porta a danzare sulle onde di un oceano in tempesta, ci rende complici delle confidenze con questa figuraelegante, dall’aplomb stralunato, che col tocco delle dita era in grado di dipingere in musica, di incantare e far innamorare, di cullare il mare. La cura nei gesti, la naturalezza del fluire del testo, verboso e intricato, il ritmo della voce, portano alla creazione di un’atmosfera di ricordo dinamica e movimentata, viva ed esaltante, che ben si sposa alla malinconia delle diapositive-fermi immagine, delle soffuse luci a incandescenza della scenografia di Paolo Carbone, che evocano visioni sposate alle parole, animano i luoghi percorsi dal pianista, che ne illuminano i pensieri e la figura.
Diego Migeni non molla mai i suoi interlocutori-spettatori, regala loro con estrema generosità quel mondo attraverso gli occhi spensierati di Tooney, forse un po’ ingenui, sfumando il racconto con velata malinconia, portandoli verso una riflessione più profonda che ha come tema la vita e i suoi desideri, lo spavento di fronte all’ignoto, la difficoltà nella scelta. Il lavoro rapisce per la sua concreta e a tratti impalpabile bellezza, donando istanti di meraviglia: del resto niente incanta più della magia di un racconto che restituisce l’umano.