Figlia del Rinascimento e dell’Illuminismo, Musa del Romanticismo, cultrice delle storie passate e febbrile anticipatrice del nostro presente, intellettuale, brillante, orgogliosa, stravagante, autoritaria, trovò principalmente nell’arte della seduzione la forza di attraversare da grande protagonista l’epopea del Risorgimento italiano.
La Belle Joyeuse. Cristina Trivulzio Principessa di Belgiojoso
di Gianfranco Fiore con Anna Bonaiuto scene Sergio Tramonti costumi Sandra Cardini luci Pasquale Mariregia Gianfranco Fioreproduzione PAV
un progetto realizzato in collaborazione con CADMO
Dal 14 al 24 febbraio 2013 – Teatro Vascello, Roma
Un ritratto appassionato e intimo quello che emerge ne La belle joyeuse, spettacolo dedicato alla figura di Cristina Trivulzio Principessa di Belgiojoso, donna che ebbe fondamentale importanza per l’unità d’Italia.
La sua storia si può definire, senza rischiare di cadere nell’ovvietà , assolutamente teatrale. Ed è infatti sulle tavole di un palcoscenico che Anna Bonaiuto interpreta la vita e le gesta di questa eroina lombarda ma soprattutto italiana. Il suo magnetismo ed il suo carisma d’attrice si mescolano con la dolcezza, la caparbietà, la femminilità, l’intelligenza, la curiosità, l’insofferenza, la sterminata cultura che appartenevano alla Principessa di Belgiojoso.
Nel monologo, documentato storicamente in maniera dettagliata, scritto e diretto da Gianfranco Fiore, si evidenziano i contorni di una figura quasi epica. Le sue difficoltà fisiche non riuscirono mai ad ostacolare le sue sterminate e costanti energie che la portarono ad essere, tra l’altro, una convinta benefattrice ed una instancabile viaggiatrice. Sanguinaria assassina per il governo austriaco, sfacciata meretrice per papa Pio IX, bellezza affamata di verità per Heine, più impenetrabile della Gioconda secondo Balzac, prima donna d’Italia per Cattaneo. Un’esistenza vissuta in pieno, fatta anche di atti eroici come quando, accoltellata da un uomo per motivi politici, trovò la forza di cucirsi essa stessa le ferite.
La Principessa Libertà, così venne ribattezzata dai suoi ammiratori, ha fatto della sua vita un monumento ed è per questo che la scena non ha bisogno di oggetti particolari e si offre all’occhio dello spettatore in tutta la sua elegante essenzialità; la musica e le luci accompagnano in maniera delicata i passaggi di tempo senza appesantirne il racconto. Sembra che un ritratto di Van Dyck si sia liberato dalla cornice dorata che lo soffocava ed abbia preso vita per regalare tutte le emozionanti esperienze di cui è stato protagonista.
Anna Bonaiuto va dritta al cuore della complessità della figura di Cristina di Belgiojoso e lo fa appassionatamente, riuscendo, con il suo grande talento, a filtrare l’ironia e l’orgoglio di una primadonna che, al termine di una vita vissuta sotto il segno del coraggio, teme ora solo l’ultimo nemico: l’oblio. Una prima dama del nostro panorama storico che ci ha lasciato in eredità la possibilità di credere che «ce la si può fare a esser tutto».