La mostra Anni ’70. Arte a Roma al Palazzo delle Esposizioni prova a restituire il fervore capitolino della decade di ferro. Anni durissimi e Roma ne era l’epicentro politico e artistico. Per chi volesse cimentarsi nella fruizione di questo enorme vascello di storia dell’arte, ricordiamo che resterà aperta fino al 3 marzo 2014.
Titolo: Anni ’70. Arte a Roma
Dove: Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale 194
Quando: dal 17 dicembre 2013 al 2 marzo 2014
Divisa in due tronconi cronologici (prima e seconda metà della decade) e aperta da Il tempo, lo sbaglio, lo spazio di Gino De Dominicis (lo scheletro umano con i pattini che tiene al guinzaglio lo scheletro di un cane) con la curatela di Daniela Lancione ha volutamente lasciato allo spettatore la libertà di «viaggiare da una sala all’altra, da un’opera all’altra», guidati da indicazioni tematiche «come meri suggerimenti, ricordando che ogni opera è portatrice di un’insondabile complessità». In esposizione i protagonisti di quella scena, soprattutto italiani. Gallerie, artisti, critici e istituzioni museali, stretti in un serrato dialogo e legati da reciproci scambi. Ogni sala è dedicata ad un macro tema e preceduta da un testo introduttivo posto su dei pannelli. Impossibile riassumere le quasi 200 opere in mostra ma è importante notare come accanto a poche opere di artisti oggi molto conosciuti, sono stati dedicati ampi spazi ad artisti meno noti. Collaborazioni frequenti tra settore pubblico e privato, compresenza di numerosi gruppi creativi e forte spinta concettuale e politica hanno animato la scena artistica di quegli anni durissimi.
L’esposizione rivela pian piano la sua caratteristica: un’attenzione multilivello ampia, rivolta alle arti figurative e visive, alla musica, alla danza, al teatro che nel vulcano della creazione forgiava le loro opere accanto alle lotte sindacali, alle crisi petrolifere, al terrorismo, alla criminalità e a personaggi ormai cavallereschi. Sergio Lombardo e Luca Maria Patella iniettano nel linguaggio lo straniamento fantastico e casuale. Lawrence Weiner, tra i principali esponenti dell’arte concettuale, in compagnia di Sol Lewitt e Joseph Kosuth. Vincenzo Agnetti, uno dei protagonisti dell’arte concettuale italiana, con lavori di matrice pessimistica e esistenzialistica dai risvolti sarcastici. Luciano Giaccari, che ha ideato per la mostra un affresco della sua attività di classificazione delle opere in video, realizzate da lui stesso o in collaborazione con altri artisti. Presenti, tra gli altri, i video di Serra, Merz, Paik e Pisani, poi ancora Christo, il Living e Duchamp. Ketty La Rocca, artista del Gruppo 70 di Firenze, che sperimenta con il videotape la body art. Carlo Maria Mariani, esponente dell’anacronismo dei più celebri Luigi Ontani e Peter Greenaway (non presente in mostra). Claudio Abate con le fotografie dell’arte, che documentano i lavori di altri artisti. Cesare Tacchi e Giuseppe Penone, con i lavori connessi alla percezione sensoriale dell’ascolto o della vista. La cruda ironia di Tano Festa e Mario Schifano, eccellenze mondiali della scuola pop romana.
Dice il Poeta: Mario Schifano, Jannis Kounellis, Tano Festa, Franco Angeli, Cesare Tacchi, si riunivano a Roma intorno al Caffé Rosati..siamo sicuri di essere ancora nella stessa città?