regia Antonio Sinisi con Gabriele Linari e Alessandro Porcu musiche originali Cristiano Urbani oggetti di scena Stefano Pietrini locandina Martoz residenza temporanea Teatro Studio Uno una produzione natacha von braun | ensemble d’espressioni 14 aprile 2016, Teatro Studio Uno, Roma
Antonio Sinisi torna al Teatro Studio Uno con uno spettacolo tratto dall’ultimo lavoro di Harold Pinter. In scena un duo: Gabriele Linari e Alessandro Porcu.
Polar è un dialogo indefinibile e sorprendente per la sua struttura drammaturgica dai cambi estremamente repentini. Due personalità si incontrano in uno spazio e mettono in scena un confronto che si trasforma in una lotta e poi in un’intesa, in un gioco di parole che sfoga in insulti e poi in momenti di estrema comprensione. Queste due figure si scrutano e si studiano come due animali feroci, si ingannano vicendevolmente seguendo le regole di quello che sembra un gioco, uno scherzo dalle conseguenze reali. Lo spettatore è in balia di questi mutamenti presenti nel testo ma che i due attori rendono ancora più forti, concretizzandoli in atteggiamenti al limite della schizofrenia. Momenti in cui i due scherzano fra loro amichevolmente si trasformano in situazioni al limite del paradossale, dove l’uno o l’altro si minaccia insultandosi. Il filo logico è estremamente flebile e questo intriga, perché sorprende continuamente sulle intenzioni dei due personaggi, che si fronteggiano in un duello elegante, raffinato, contraddittorio.
Pinter gioca abilmente sulla verità e sulla falsità della relazione fra i due, su ciò che li lega in una dinamica assurda. È un gioco che si riflette nella messa in scena di Sinisi, nel movimento dei corpi in scena e nel camuffamento delle identità. Gli oggetti di scena di Stefano Petrini si plasmano attraverso questa idea di indefinibile complicità tra la realtà e la finzione che, contemporaneamente, possono trasformarsi in tutto e nascondere, essere inefficienti all’azione o supplire un’altra funzione, rendendosi quasi immagini ideali e metafisiche. Le musiche originali di Cristiano Urbani sono minimali, evocate da suoni amplificati e sviluppati in una partitura melodica simile ad un pensiero riecheggiante nelle menti dei due protagonisti, che forse li turba e perseguita creando tensione.
Gabriele Linari ed Alessandro Porcu sono due polarità distinte che si invertono costantemente e che si attraggono nel momento in cui il confronto assomiglia ad una seduzione psichica. Essi si stabilizzano per pochi istanti in un equilibrio chimico perfetto, nonostante per natura tendano a sopraffarsi l’un l’altro: i due sono protagonisti ed antagonisti.
Lo spettatore assiste ad uno scherzo scenico sopra le righe, divertente e straniante, affascinante per la rivelazione di questa contraddizione continua che permette a ciò che è reale ed assodato di storpiarsi in qualcosa di fittizio, come il riflesso di una figura su uno specchio deformante.