Dal 23 aprile al 5 maggio va in scena al SalaUno Teatro lo spettacolo APNèA, il tempo al centro del respiro, un atto unico scritto e diretto da Mauro Leonardi, interpretato da Alessandro Intini. Un monologo nato dalla necessità di raccontare cosa accadrebbe alla libertà di un individuo se non avesse più la possibilità di decidere della propria esistenza. L’apnea è una sospensione nel tempo, e lo spettacolo è la messa in scena di ciò che potrebbe accadere tra un’inspirazione e la successiva espirazione.
APNèA, il tempo al centro del respiro
Regia e Drammaturgia: Mauro Leonardi
Con: Alessandro Intini
Voce Femminile: Anna Foglietta
Danz-attori: Enrico Paglialunga e Paolo Di Caprio
Musiche originali: Rhò
Dal 23 aprile al 5 maggio 2013 – SalaUno Teatro, Roma
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Nel trovarsi di fronte a un atto unico, un monologo con un solo attore, possono succedere due cose: annoiarsi terribilmente perché il testo non ha una presa abbastanza efficace, perché l’unico attore non riesce a mantenere l’attenzione dello spettatore dalla prima all’ultima frase del suo monologo. Oppure può accadere che lo spettatore e l’attore vivano lo stesso percorso, la stessa esperienza, pur trovandosi in situazioni diverse.
Partiamo dal titolo: APNèA, il tempo al centro del respiro. Il respiro ha una certa durata, un inizio e una fine, e questo spettacolo racconta ciò che avviene nel bel mezzo di queste due fasi. Gli spettatori si posizionano ognuno al proprio posto, le luci si spengono e lo spettacolo inizia con il suono di una respirazione particolarmente marcata. Dura qualche secondo fino alla riaccensione delle luci che avviene dopo una profonda inspirazione.
Quante volte può capitarci di trattenere il respiro per non affrontare ciò che ci circonda? Quante volte per gioco lasciamo vagare la nostra mente sott’acqua, al mare o in una vasca da bagno? E se quel momento di sospensione potesse essere raccontato, esisterebbe un racconto uguale per tutti o individuale e diverso per ognuno di noi?
Le luci, dunque, si accendono e in scena c’è un uomo, solo, sdraiato su un materasso e legato per i polsi: ogni elemento fa pensare ad una situazione di prigionia, a un momento di stasi tra ciò che è avvenuto e le eventuali conseguenze. Un’attesa, dunque, che si rivela attraverso un monologo di racconti, aneddoti, ricordi di sé e di un passato indefinito.
In scena si alternano – e interagiscono con Alessandro Intini – due danzattori, con il volto coperto ed una tuta bianca. Nel corso del monologo, acquistano varie personalità; sono gli altri, le persone che ha incontrato nel suo passato e con le quali vorrebbe risolvere le questioni in sospeso. E c’è anche una voce femminile, a metà di questo percorso, calda e rassicurante, probabilmente la voce della madre che culla il protagonista in una sorta di ninna nanna.
Le musiche, le coreografie dei due danzattori, i coni e i tagli di luce sul viso del protagonista rendono lo spazio vivo e claustrofobico, in cui ci si può far trasportare dalla fantasia giocosa ma anche in cui si attende inesorabilmente: l’attesa di una sentenza, l’attesa di una risposta o l’attesa di un’agognata espirazione, il cui suono si avvertirà in conclusione, termine di un ciclo cominciato con l’inspirazione iniziale.
Un lavoro attoriale ammirevole, perché si accompagna ad un testo impegnativo, un flusso di pensieri ininterrotto che si affaccia verso un passato lontano. Un monologo aperto a diverse e possibili risposte ad altrettante possibili domande: abbiamo assistito all’ultimo respiro di un uomo? Abbiamo vissuto insieme a lui una lunga apnea? E’ stato un momento di stallo sopra qualsiasi altra situazione? La messinscena di Mauro Leonardi – autore e regista della pièce – tende a suggerire le stesse domande, senza svelare, ma lasciando trapelare risposte affidate all’interpretazione individuale di ogni spettatore.
Uno spettacolo totalmente autoprodotto grazie al contributo e al lavoro di elevata professionalità. Sarà in scena nella splendida cornice del SalaUno Teatro fino al 5 maggio.