Chi si trova a Milano non può perdere l’opportunità di visitare la Sala delle Cariatidi a Palazzo Reale per lasciarsi sopraffare dalla tragica solennità de I funerali di Pinelli di Enrico Baj.
A quarant’anni di distanza, l’opera approda nello spazio per cui era stata concepita e da cui il peso dell’opinione pubblica, più che il diritto di cronaca, l’aveva fino ad ora allontanata.
La sala settecentesca – distrutta in un bombardamento del ’43 e tornata in auge per aver ospitato Guernica di Picasso dieci anni dopo – ci introduce prepotentemente nella rappresentazione, attraverso le imperturbabili figure femminili ed un gioco di riflessi tra
specchi che ci rende immediatamente parte integrante della processione.
La vicenda storica è nota: l’anarchico Pinelli, trattenuto per degli accertamenti in seguito alla strage di Piazza Fontana, precipita dalla questura di Milano durante l’interrogatorio. La versione ufficiale del malore/suicidio fu sempre contrastante e contrastata.
Realizzata con la tecnica del collage, in pannelli scomponibili per un totale di dodici metri per tre, l’opera si mostra maestosa già nelle dimensioni.
Al centro domina la figura del ferroviere colto nell’attimo in cui precipita, a braccia aperte, quasi a ricordare un crocifisso capovolto. Come in una rappresentazione sacra, a circondarlo troviamo quattro serie di figure corali. Sulla destra gli ufficiali. Spillette ai petti, colori accesi nelle divise, armi in mano. Difficile non pensare ai famosi generali dell’artista milanese. Sulla sinistra gli anarchici. Toni spenti nelle vesti, lacrime ai volti, innalzano bandiere. Nella parte superiore e nel pannello separato – qui posto sul lato sinistro della sala – troviamo due serie di mani senza volto. Le prime, tra sassi e bombe carta si protendono verso il basso nel gesto di afferrare. Le altre sventolano in aria, alla livida luce di un ufficio statale. In primo piano, staccate dal resto dell’opera, moglie e figlie piangono la perdita di un marito e di un padre. A terra, fiori e lustrini completano l’opera, come a ribadire la cerimonialità del rito, a propizio dell’eternità.
Il senso di coinvolgimento è unico.
L’ingresso alla sala è libero ed offre, tra l’altro, l’occasione di visitare, sempre gratuitamente, Addio Anni ’70, una raccolta di opere di oltre 60 artisti, da Ugo Mulas a Luciano Fabro, da Mimmo Rotella a Louise Nevelson, in un percorso attraverso le immagini, i suoni e le visioni di un’epoca di cui è ancora viva la memoria, ma la cui arte non ha tuttora ottenuto i dovuti riconoscimenti.
Un viaggio nella storia che si fa arte per diventare pietra miliare del nostro tempo.
I FUNERALI DI PINELLI E ADDIO ANNI ’70
Palazzo Reale, Milano. Fino al 2 settembre 2012.