Federica Rosellini, Francesca Manieri | Bigodini (Oh, Mary)
la disturbante storia che dev’essere narrata è rianimata da una recitazione improntata su azioni fisiche, coreografate nell’alternanza tra le movenze regressive e pre-espressive della Gardumi e il corpo nudo e statuario della Rosellini. Entrambe le attrici si autoinfliggono la penitenza del portare una fascia che comprime loro il torace: oltre a sperimentare una respirazione auto-soffocante sperimentano una parabola attoriale cieslakiana che le porta a una sorta di trance, creando una sacralità dell’atto scenico, una sua antropologica funzione più che catartica quasi da rito sacrificale, qualcosa più vicino all’animale che all’umano, donando molto rilievo al gesto che corre parallelo rispetto alla parola in una scrittura scenica analitica e ragionata senza margini di improvvisazione.