Il 19 Ottobre è stato proiettato al Centro di produzione culturale La Pelanda, durante l’Asiatica film mediale, Television del regista bengalese Mostofa Sarwar Farooki. Il film ha vinto proprio in questo festival il Premio Città di Roma per il Miglior Film 2013 e il Premio del Pubblico al Miglior Film 2013.
Television di Mostofa Sarwar Farooki, Bangladesh 2012, 106’
Sceneggiatura: Mostofa Sarwar Farooki
Fotografia: Golam Maola Nabir
Montaggio: Khaled Mahmud Razan
Musica: Ayub Bachchu
Produzione: Chabial
Cast: Shahir Kazi Huda(Amin), Nusrat Imrose Tisha (Kohinoor), Mosharaf Karim, Canchal Chowdhury
Amin, il capo di un villaggio in Bangladesh, decide di vietare nella sua comunità qualsiasi tipo di immagine ed arriva a considerare l’immaginazione stessa come qualcosa di peccaminoso, che porta al vizio. Un giorno, uno degli abitanti decide di portare una televisione nel villaggio e di fronte alle proteste di Amin dichiara che nella religione Indù non c’è nessun divieto in proposito. Amin così decide che solamente la popolazione Indù avrà il permesso di guardarla, mentre il divieto sarà mantenuto per i musulmani. La televisione, però, attira l’attenzione di tutto il villaggio ed Amin decide di farla portare via e di buttarla nel fiume. Le posizioni estremiste del capo villaggio provocano insofferenza soprattutto fra i più giovani, compreso suo figlio, innamorato di una ragazza che, dopo aver subito un’umiliante punizione da Amin, chiede al giovane di ribellarsi al padre qualora avesse voluto sposarla. Nel frattempo il capo villaggio comincia ad incontrare egli stesso delle difficoltà nel rispettare le sue scelte; infatti per partecipare ad un importante evento religioso deve prendere l’aereo, e non può avere un passaporto senza foto. L’uomo piano piano comincia a cedere sulle sue posizioni e alla fine sarà proprio la televisione a permettergli raggiungere, attraverso l’immaginazione, una comunione con il proprio Dio.
Television è un film che tocca argomenti molto importanti ed è capace di farlo con ironia, senza mai ridicolizzare i protagonisti. Mostofa Sarwar Farooki afferma che il personaggio di Amin gli ricorda suo padre, quindi la sua intenzione non è di dipingerlo in modo negativo, al contrario egli dimostra molta compassione verso di lui. Il capo villaggio agisce realmente pensando di fare il bene della sua gente, il suo problema è quello di avere, usando le parole del regista, un «blocco nell’interpretazione religiosa».
La televisione, nonostante il titolo, non è la vera protagonista di questa storia, ma piuttosto un simbolo del progresso, delle innovazioni tecnologiche ed in particolare dei nuovi mezzi di comunicazione. In quanto simbolo, essa è utilizzata per criticare le posizioni di chiusura verso il progresso tipiche di alcuni gruppi estremisti della società bengalese. Il fondamentalismo è un problema realmente esistente in Bangladesh, come spiega Mostofa Sarwar Farooki durante la conferenza che ha seguito il film, anche se questi gruppi estremisti sono solo una minoranza che non rappresenta assolutamente il paese. Lo sguardo del regista sulla televisione è molto diverso da quello che può avere un occidentale: il mezzo non viene né particolarmente analizzato né criticato, ma solamente utilizzato in virtù del fatto che probabilmente siamo di fronte al medium più potente oggi. Se in occidente il sentimento è oggi quello di non poter sfuggire alla televisione, forse in questo film il sentimento che si avverte è quello di non volerne sfuggire.