Lo scorso 10 Aprile, in occasione dell’ultimo incontro stagionale della rassegna Mercoledì Doc, è stato proiettato al Nuovo Cinema Aquila di Roma Atelier Colla, un documentario sulla celebre famiglia Colla, istituzione nazionale del teatro delle marionette.
Atelier Colla, di Elvio Manuzzi, Guglielmo Trupia e Pietro De Tilla, Ita 2011, 49’
Sceneggiatura, montaggio e fotografia: Elvio Manuzzi, Guglielmo Trupia e Pietro De Tilla
Musica: Fabio Vacchi
Produzione: Fondazione Milano Cinema e Televisione
Un atteggiamento intellettuale piuttosto diffuso relega sbrigativamente il teatro delle marionette all’interno di un’arte per così dire “minore”, probabilmente sulla scia del pregiudizio secondo il quale, trattandosi essenzialmente di una forma di rappresentazione messa a punto per un pubblico di bambini, esso sarebbe privo dello spessore e della complessità che si addicono alle più alte espressioni dello spirito.
Con estrema facilità Atelier Colla smonta le pretese di questa banalizzazione: non solo il teatro di marionette appare ai nostri occhi come arte a tutti gli effetti – che è innanzitutto l’apprendimento di una tecnica specifica, di un “fare con le mani” che rende il teatrante un artigiano – ma addirittura esso si carica di una potenza poetica ed evocativa ancor maggiore delle consuete rappresentazioni teatrali: in esso l’irrealtà delle figure rimanda all’assoluta realtà – da noi presupposta sebbene non percepita – delle mani dei registi, degli autori del dramma, dei marionettisti. Sappiamo che l’intera scena è fisicamente mossa, e sentiamo più acutamente il dramma dei soggetti del mondo, della trappola del loro essere stati collocati in un tempo e in un luogo, nei panni cuciti loro addosso, nelle vesti che non hanno scelto. In questo senso, solo il teatro di marionette è teatro allo stato puro, giacché in esso non esiste scissione alcuna tra coscienza dell’uomo-attore e finzione del personaggio, e ciò che è massimamente falso (la marionetta) appare ai nostri occhi indiscutibilmente vero.
Oltre ad essere un omaggio alla tradizione ormai plurisecolare della celebre famiglia milanese, Atelier Colla è mosso dal desiderio più generale di indagare il mistero di questa antichissima forma d’arte, “spiando” dietro le quinte del Piccolo Teatro di Milano durante i mesi di lavoro e di allestimento del Macbeth di Shakespeare, portato in scena dalla compagnia Colla nel 2010. Testimone di questo silenzioso atteggiamento di ricerca è la totale assenza dei tre registi dalla scena: non c’è alcuna voce fuori campo che ci introduca nel mondo dei marionettisti milanesi, che spieghi le ragioni della loro passione o che intervisti i protagonisti su questioni particolari, che cerchi cioè di estrarre forzatamente alcunché dalla realtà che viene ripresa dall’occhio della cinepresa. Nessun elemento – o quasi – ci è dato per interpretare il punto di vista dei registi; in questo senso il lavoro di Manuzzi, Trupia e De Tilla svolge appieno la funzione di documentare, evitando – come ha dichiarato lo stesso Manuzzi, che ha incontrato il pubblico dopo la proiezione del film – un certo «didascalismo documentaristico» in cui a suo avviso sarebbe piuttosto facile incappare nella produzione di questo genere di film.
Quello dei Colla, a detta di Manuzzi, appare «un mondo chiuso», un universo concentratissimo all’interno del quale la passione per le marionette si configura nei termini di una dedizione assoluta e totalizzante, assumendo quasi i tratti della mania. D’altronde, aggiunge, non c’è forse altro modo di conseguire risultati così eccellenti, se non investendo interamente il proprio tempo e le proprie energie nello spazio di un interesse radicale. In ciò, la famiglia Colla si distingue esemplarmente da generazioni, e Atelier Colla rappresenta forse il documento più limpido e sincero dell’eccezionalità di questi artisti.