Alla Casa del Cinema si è svolto il Queering Roma, la festa del cinema LGBTQ della capitale. Nell’amplissimo programma spicca senz’altro la storia di Audre Lorde, che si definiva: «lesbica, femminista, nera, poetessa, madre e attivista» Un vero documentario dei suoi anni passati a Berlino.
Audre Lorde – The Berlin years 1984 to 1992, di D. Schultz, Ger 2012′, 84′
Co-autori: Ika Hügel-Marshall, Ria Cheatom, and Aletta von Vietinghoff
Editor: Aletta von Vietinghoff
Dramaturgical Consultant: Regina Bärtschi
Archivio e Produzione: Dagmar Schultz
«E quando il sole sorge abbiamo paura che forse non resterà. Quando il sole tramonta abbiamo paura che forse non si alzerà domattina. Quando abbiamo la pancia piena abbiamo paura dell’indigestione. Quando abbiamo la pancia vuota abbiamo paura di non poter mai più mangiare. Quando siamo amate abbiamo paura che l’amore svanirà. Quando siamo sole abbiamo paura che l’amore non tornerà. E quando parliamo abbiamo paura che le nostre parole non verranno udite o ben accolte. Ma quando stiamo zitte anche allora abbiamo paura.
Perciò è meglio parlare, ricordando che non era previsto che noi sopravvivessimo».
Questo passaggio di The Black Unicorn conclude il lungometraggio sugli anni berlinesi di Audre Lorde, racchiudendo il senso più completo del documentario.
Non era previsto che le afro/tedesche sopravvivessero in una Germania degli anni ottanta, nella quale la guerra fredda gestiva tempi e modi di vita.
Non era previsto che le persone di colore venissero accettate in una Berlino che ancora si sentiva ariana.
Non era previsto che una donna lesbica diventasse un esempio da seguire, non solo per le omosessuali ma anche per le eterosessuali.
Audre è stata poetessa, attivista e femminista: una figura che non si sarebbe mai immaginato potesse diventare così importante ora che non è più in vita.
Il Festival Queering Roma mette in luce la bellezza dell’integrazione, il fatto che come scriveva la Lorde: «abbiamo bisogno degli altri, anche se diversi». Bellissimo documentario, toccante, gioioso, attivo e attento. Vediamo il modo di relazionarsi dei protagonisti, la cantilena che l’americana Audre Lorde usa per le sue poesie, l’amicizia e la stima delle sue compagne e colleghe che la raccontano, le scene di ballo che mettono in risalto la gioia del non avere problemi ad essere ciò che si è. Educativo, estremamente educativo.