Dalle interviste realizzate da Joaquín Soler Serrano nel 1976 e nel 1980, raccolte nel volume Cartografie di un destino, curato da Tommaso Menegazzi per Mimesis, si può tentare di comporre il mosaico di un ritratto dello scrittore argentino Jorge Luis Borges.
Titolo: Cartografia di un destino. Interviste
Autore: Jorge Luis Borges
A cura di: Tommaso Menegazzi
Editore: Mimesis Edizioni
Anno I ed.: 2012
Un essere umano è un oggetto difficile da definire. Più difficile ancora è cercare di definire un essere umano che ha scelto di raccontare: attorno a sé uno scrittore porta l’aura dei suoi scritti, che offusca la vista di coloro che cercano di metterlo a fuoco. Sarebbe difficilissimo, infine, provare a tracciare un’immagine nitida di una figura come quella di Jorge Luis Borges.
Di nazionalità argentina ma di intenti cosmopoliti, già nella prima intervista Borges inizia a mostrarsi come una figura contraddittoria. Sia pure sostenendo la necessità di esprimersi in maniera semplice, poiché «solo le parole che appartengono alla lingua orale sono dotate di efficacia», è chiaro che gli argomenti che vengono trattati semplici non sono affatto, né tanto meno sono trattati in maniera consueta.
Dalle idee sul compito dell’arte ai rapporti con gli altri letterati, l’immagine dello scrittore argentino inizia a delinearsi come quella di un intellettuale che osserva il suo tempo volendo e non volendo, insieme, prendervi parte.
Quest’ambiguità si ripercuote sulle considerazioni politiche mosse da Borges nel corso dei due dialoghi. Il conservatorismo anche estremo espresso in molte occasioni risulta non solo legato all’età avanzata, come sostenuto dallo stesso intervistato, ma anche in contraddizione con le affermazioni a favore di un anarchismo «di indole spenceriana», nonché con gli apprezzamenti per le giovanili simpatie verso il comunismo europeo delle origini.
La tensione anarchica viene ricondotta alla figura paterna, figura che va a comporre, accanto a quelle della madre e dei nonni, un retroterra di affetti che sarà modello e ispirazione fondamentale per i caratteri espressivi e personali dell’autore.
Sarà proprio l’ambito affettivo, infatti, a risultare particolarmente importante per il ritratto che si sta cercando di comporre.
Odio e amore, amicizia e solitudine sono temi basilari per lo svolgersi delle interviste. L’avversione per l’odio come sentimento autodistruttivo, in contrapposizione a un amore come «arricchimento» anche involontario porta alla definizione della stessa vita umana nella forma di «un’interessante avventura etica» cui l’Uomo, e dunque anche Borges, non deve o non riesce a sottrarsi.
É proprio in questa avventura, in cui uno scrittore troppo spesso si addentra in solitaria, che «il vasto circolo di amici invisibili» offerto dal pubblico dei lettori verrà a essere, assieme alla conoscenza di molte lingue non più straniere, la chiave verso il contatto umano e l’accettazione di un mondo osservato da lontano che è, in realtà, vicinissimo.