Perfidia, di B. Angius, Italia 2014, 103′
Produzione Il monello film
@ Il Kino, 23 aprile 2015 alla presenza del regista
Opera prima del sardo Bonifacio Angius, premiato come unico film italiano in concorso alla 67° edizione del festival di Locarno, Perfidia racconta la storia di Angelo (Stefano Deffenu) trentacinquenne apatico, sfiduciato e senza un lavoro che passa le sue vuote giornate in uno squallido bar con gli amici.
Dopo la morte della madre, Angelo e Peppino (Mario Olivieri, grande interprete) riscoprono la loro relazione di padre e figlio. Significativo il dialogo tra i due, nel quale il padre interroga il figlio sulla sua età, come se i due si conoscessero appena: un legame privo di comunicazione e familiarità filtrato nel passato dalla presenza della madre.
Perfidia ha una messa in scena semplice senza nessun egocentrismo da parte del regista: la macchina da presa entra infatti a pieno negli spazi e nei luoghi che sembrano abitare i personaggi. La Sardegna si trasforma da meta di vacanze estive ad un set esemplare che rimbomba nella noia e nel malessere dei suoi protagonisti. La periferia di Sassari, luogo in cui è ambientato il film, potrebbe essere quella di qualsiasi altra città e questo rende il messaggio della pellicola ancora più universale. Protagonista indiscussa del film la location, dal paesaggio del mare d’inverno fino allo squallore delle periferie, da una pompa di benzina isolata alla voce di una radio che riecheggia le prediche e i giudizi di un prete.
Angelo è un personaggio che vive in un limbo tra bene e male, non trova nessun interesse nel prendere una posizione e solo verso l’epilogo si trasforma da personaggio passivo a personaggio attivo. Realismo è la parola d’ordine di Perfidia, Bonifacio Angius, regista e sceneggiatore, segue i suoi personaggi con profonda umiltà annullando il giudizio nei loro confronti. Quello del regista è uno sguardo su una realtà fatta di solitudine e disoccupazione che regna ormai da anni nel nostro paese, ritratto di una generazione senza stimoli e senza voglia di cambiare, intrappolata all’interno di una vita monotona. Il senso di noia che si coglie per tutta la durata di Perfidia, rievoca quel concetto enunciato da Giacomo Leopardi nello Zibaldone, secondo il quale quando l’uomo non ha sentimento di alcun bene o male particolare, sente generare in sé quel senso di infelicità che si chiama noia.