Le formiche della città morta, di Simone Bartolini, Ita 2013, 80’ Produzione e DistribuzioneNerofilm @ Cinema Aquila, 16 Maggio 2014, in sala fino al 26 Maggio
Simone Bartolini racconta il disagio romano di chi vive di espedienti ed è costretto a sostenere e sopportare situazioni più grandi di lui per vivere ancora un altro giorno.
Simon Pietro è un ragazzo romano con la passione per il rap. Passa le sue giornate a girare per Roma con il suo motorino in cerca di soldi o droga per pagarsi i debiti accumulati con altri spacciatori. Ha una ragazza che a sua insaputa consuma rapporti con una sua amica, mentre quando sta con lui entrambi si fanno di eroina. A causa delle ristrettezze economiche con le quali Simon P. vive ogni giorno, tutto ciò che riesce a fare è cercare gli amici e i conoscenti che ha per chiedergli dei soldi in prestito. Finito il giro degli amici e trovati i soldi investe il ricavato in cocaina ed eroina da vendere fuori dai locali o alle persone che conosce.
Simone Bartolini narra la storia di quello che secondo Pierpaolo Pasolini sarebbe stato un ragazzo di vita dei giorni nostri: il protagonista non cerca di vivere, ma di sopravvivere, vagando per la città come un “accattone” in cerca di una svolta. A detta del regista la città morta non è Roma bensì una zona qualunque nella quale le persone sono consumate dalla realtà in cui vivono. Il momento della pace dei sensi, paradossalmente, arriva quando Simon P riesce a pagare tutti i debiti e trovarsi quindi a zero. Anche se la passione di Simon P per l’hip-hop è raccontata raramente nel film, la colonna sonora si avvale di alcuni rapper della scena romana come Noyz Narcos; altri artisti come Lucci, Coez e Matt er Nero collaborano al film con piccoli ruoli.
È una regia molto frenetica quella di Bartolini: prevalgono riprese in macchina a mano per quasi tutto il film, con velocissime immagini che riprendono spesso più primi piani. Il resto dello spazio è lasciato poi al cavalletto e alla camera car per tutti i lunghi momenti in cui il protagonista guida il suo motorino. Il film riesce a dare l’idea del contesto in cui ci si trova, con i protagonisti che si trovano come in un labirinto senza uscita, vi girano continuamente ritornando sempre al punto di partenza. La trama risulta anch’essa limitata da una porzione di spazio: non inizia e non finisce, mostra un inciso della vita di una povera formica costretta a trasportare pesi molto più grandi di lei.