In un’edizione maneggevole, quasi da viaggio, o meglio da portare sempre con noi, Mimesis ci offre le diciannove tesi con cui Walter Benjamin (1892-1940) intendeva scardinare lo storicismo e la sua concezione deterministico-progressiva degli eventi storici.
Titolo: Tesi di Filosofia della Storia
Autore: Walter Benjamin
Editore: Mimesis edizioni
Anno I ed.: 2012
« […] Il passato reca seco un indice temporale che lo rimanda alla redenzione. C’è un’intesa segreta fra le generazioni passate e la nostra. Noi siamo stati attesi sulla terra. A noi, come ad ogni generazione che ci ha preceduto, è stata data in dote una debole forza messianica, su cui il passato ha un diritto. Questa esigenza non si lascia soddisfare facilmente. Il materialista storico lo sa». II tesi di Filosofia della storia
Sono passati da circa una settimana i settantadue anni dalla scomparsa di Walter Benjamin, suicidatosi con una dose letale di morfina il 26 settembre 1942 presso la località di Port Bou – Catalunya – in attesa di prendere il visto per imbarcarsi, dalla Spagna, per fuggire verso gli Stati Uniti, nazione in cui si erano già rifugiati molti intellettuali tedeschi suoi amici durante la seconda guerra mondiale. Ironia della sorte il visto arrivò il pomeriggio successivo al suo suicidio.
Con una scrittura densa, definibile con un’espressione dello stesso filosofo «satura di tensione», e che fonde in sé tratti marxisti, accenti messianici e critiche alle antecedenti concezioni della filosofia della storia – come, ad esempio, quella di Nietzsche del Sull’utilità e il danno della storia per la vita –, Benjamin approda a una temporalità fatta di montaggi, arresti e anacronismi balenanti; una temporalità rivoluzionaria e anelante alla libertà/liberazione degli avvenimenti presenti e passati di cui il quadro Angelus Novus (1920) di Paul Klee è sicuramente degna metafora.
Una filosofia della storia che, dalle sue fondamenta, intende destituire i vincitori per far spazio alla parola di quei vinti da sempre costretti al silenzio o a parlare soltanto attraverso la mediazione costituita dalla bocca degli stessi vincitori. E’ forse proprio in quest’apertura alla liberazione dell’altro che s’insedia l’estrema attualità di Benjamin: un tentativo non di bloccare il passato e accantonarlo, ma di renderlo esperienza del, nel e per il presente attraverso l’esercizio di «spazzolare la storia contropelo».