Il nuovo film di André Téchiné, fuori concorso alla 69° Festival di Berlino, si apre con l’immagine di una campagna piena di sole e di alberi di ciliegio in fiore. Subito dopo un’eclissi. Nell’incipit di L’adieu à la nuit c’è già la dichiarazione programmatica del regista, che affronta una questione urgente ma, comne sempre, da una prospettiva intima, familiare.
Muriel gestisce un centro ippico nelle campagne francesi alle pendici dei Pirenei. Alex, suo nipote, è venuto a farle visita prima di intraprendere un lungo viaggio per il Canada. Muriel non sa che il ragazzo ha deciso, invece, di andare in Siria con la sua fidanzata Lila e di combattere a fianco della Jihad. Alcune anomalie insospettiscono Muriel, che scopre tutto dopo il furto di una somma di denaro che dovrebbe finanziare la fuga di Alex.
Ma a Téchiné non interessa approfondire le motivazioni. Mentre lo sguardo della non più giovane Muriel (una Deneuve scintillante) cerca di capire, il film si snoda attraverso l’immediatezza delle azioni tipica della giovinezza. Il rapporto familiare resta il centro nevralgico del film.