Un ladro d’arte di alto livello, interpretato da Willem Dafoe, compie un furto con scasso e si ritrova intrappolato da solo in un attico di lusso pieno d’arte, per ore che diventano giorni.
Sono molte le cose che accadono in questo film accattivante e cerebrale. Scritto da Ben Hopkins, da un’idea di Katsoupis, Inside è in parte una commedia nera sulla solitudine forzata. Ma è anche una commedia nera sul modo in cui l’arte può sostenerci, anche se può suscitare sentimenti con cui preferiremmo non avere a che fare, e si scontra con il complicato processo di creazione dell’arte: per alcuni, la creazione è una costrizione, quasi una fuga dalla prigione della mente, un modo per dare un senso all’entropia della psiche umana.
Inside è magnetico proprio perché non fornisce risposte facili. Il regista ci regala inoltre una piccola deriva esilarante, l’intermezzo in cui Nemo si esibisce in un numero di cucina per un pubblico inesistente. Il suo piatto preferito è la pasta, scelta tra le sempre più scarse scorte della dispensa dell’appartamento, messa a bagno per una notte in acqua fredda.
Anche quel po’ di acqua per la pasta è un bene prezioso: proviene da un irrigatore temporizzato che è stato predisposto per idratare una delle caratteristiche principali dell’appartamento, una piccola e rigogliosa foresta interna. Nemo aspetta e aspetta di sentire il sibilo dell’irrigatore e, quando finalmente arriva, si sdraia in questo mini Eden e ride di gioia tra gli spruzzi scintillanti. È un momento di paradiso in un particolare tipo di inferno.
Inside, piccolo thriller psicologico di Vasilis Katsoupis, intrigantemente strano, non è di per sé una parabola pandemica, ma è probabile che faccia riaffiorare qualche ricordo nervoso di quei giorni.
