Foto di Alessandra Trucillo e Enea Tomei
Intervistare Enea Tomei, fotografo, scrittore, attore, e soprattutto amico, significa realizzare la forza e il potere delle contaminazioni artistiche, oltre che partecipare all’entusiasmo di un giovane autore. Enea è anche stato il curatore della serata svoltasi al Macro per la rassegna Musei in Musica di sabato 7 dicembre, dal titolo Blues me! Baby (please), una festa musicale alla quale hanno partecipato Phake, Dead Shrimp, Ilaria Graziano&Francesco Forni, e si è conclusa con il dj set di MojoStation.
Dove: MACRO Via Nizza 138, Roma
Quando: Sabato 7 dicembre 2013
Intevista a Enea Tomei, curatore della serata
Da dove nasce la tua collaborazione con MuseInMusica?
Nasce da un bando di Zetema a cui la struttura di cui faccio parte, Triangolo scaleno teatro, ha risposto e in poco meno di un mese siamo riusciti a realizzare una bella serata, partecipata e innovativa.
Come mai proprio il blues? E quanto, nella cura dell’evento, ha inciso lo spazio “Macro” scenario della serata?
Alla fine della scorsa edizione del Festival Teatridivetro, ad aprile scorso, dopo aver curato la sezione musicale che indagava la frontiera creativa analogico-digitale, avevo voglia di ascoltare ed eventualmente proporre altri linguaggi musicali. Lo spazio ha inciso dopo, noi avevamo indicato un altro museo. Siamo stati fortunati e bravi a gestirlo!
Come ti sei mosso nella creazione di una serata in cui si intrecciano diversi stili ed interpretazioni musicali?
Sicuramente il fatto di collaborare con PHAKE, uno dei gruppi presenti nella serata e che suona combat folk, blues e rock, ha influenzato sia le scelte che gli ascolti. Con Francesco Forni e Ilaria Graziano ci conosciamo da molti anni, entrambi abbiamo partecipato e contribuito alla crescita dell’Angelo Mai fin dai tempi dell’occupazione della sede nel quartiere Monti. Avevo già sentito dal vivo i Dead Shrimp e mi aveva colpito la pulizia e la professionalità del loro suono mentre con Gianluca Diana, anima di Mojostation e della nuova scena blues, già da un anno cercavamo di capire cosa fare insieme.
Hai lavorato per associazioni teatrali e musicali importanti, primo dei quali il Festival Teatri di Vetro. Cosa pensi del panorama teatrale di oggi? E del mondo musicale?
Nella scena teatrale al momento prevale un’autoralità ingessata e spesso saccente con punte di deprimente ignoranza e la qualità, sia di scrittura che di messa in scena, fatica ad emergere a causa di un’offerta enorme e approssimativa. Molto spesso chi lavora nell’arte non visita i musei, non va al cinema, legge poco e viaggia poco. Insomma non frequenta i diversi linguaggi che costituiscono l’architettura dell’arte. La scena musicale ha canali di comunicazione meno impostati, intreccia, collabora, scrive il presente più di quanto facciano i drammaturghi teatrali. La nuova scrittura di canzoni italiana sta producendo poesia e letteratura di ottima qualità.
Quali sono i tuoi prossimi progetti artistici?
Non posso dirtelo, non mi faccio rubare le idee! Posso però raccontarti di una collaborazione che è appena nata e che ha già all’attivo diverse partecipazioni di artisti e luoghi dinamici importanti, e che ha come obiettivi la diffusione della cultura elettroacustica – oggi uno dei pochissimi ambiti di composizione musicale pura, insieme al jazz – la creazione di una radio web, un festival e attività di formazione: il progetto si chiama Circuiterie.
Non si può che augurare ad Enea di proseguire la sua ricerca in campo artistico, sperimentando nuove linee di connessione del linguaggio musicale e visivo, all’insegna di nuovi circuiti e di nuovi paesaggi sonori.