Artisti | Brunori Sas – Dente Quando | 17 maggio Dove | Gibus Club, Parigi info | festivalmaggio.tumblr.com
Promosso dal caffè libreria Marcovaldo e ospitato dal Gibus Club, il Festival Maggio è riuscito a riunire in tre serate i più importanti gruppi e artisti appartenenti alla scena indie italiana contemporanea; una scommessa decisamente vinta data l’ampia partecipazione da parte di un pubblico italiofono, ma non solo.
Ospiti della prima serata sono Brunori Sas e Dente.
Puntualissimo, Brunori dà il via a un vero e proprio show, riuscendo a mescolare in maniera perfetta brani vecchi e novità dell’ultimo album, riuscendo a far ballare, ridere ed emozionare gli spettatori. Il tutto inframmezzato dalle immancabili battute a cui il cantautore calabrese ha ormai abituato il suo pubblico, e da un divertente francese maccheronico.
Si spazia dalle novità de Il cammino di Santiago in taxi come Arrivederci tristezza e Pornoromanzo, a quelli che sono ormai dei classici: «Il prossimo pezzo ci tengo particolarmente a suonarlo qui» annuncia Brunori «anche perchè l’ho scritto proprio a Parigi, e lo dico con estrema falsità» e con una risata introduce l’amara leggerezza di Lei, lui, Firenze. Segue un’altra novità, una versione di Kurt Cobain eseguita solo pianoforte e voce che riesce a sorprendere l’intera sala.
Ma l’atmosfera si movimenta di nuovo sulle note di «un pezzo che ho suonato varie volte a Parigi, e che in Francia ha fatto furore: Comment ça va». Il pubblico ride sulle prime note di Come stai.
E poi ci si emoziona su Una domenica notte, si balla su Mambo reazionario, si fa un salto in un passato un po’ sbiadito con Guardia ‘82. Brunori gioca col pubblico, si diverte, chiede applausi e fischi, fino al gran finale con un «pezzo dedicato a tutti voi migranti», Rosa.
Il tempo di prendere una birra, e si riparte con Dente. Anche in questo caso, l’artista offre al suo pubblico molto più di un concerto. Anche il cantautore emiliano apre con il nuovo album, Almanacco del giorno prima, con due tra le tracce più riuscite: Chiuso dall’interno e Al Manakh.
Il concerto prosegue oscillando tra l’ironico cinismo di Piccolo destino ridicolo e Buon appetito, e momenti più rassicuranti: «l’inverno finirà, e cosi anche il gelo nel tuo cuore si scioglierà», canta in Baby Building.
Dente interagisce continuamente col pubblico, sembra quasi di stare a una serata tra amici; ammonisce qualcuno sotto il palco «Non sbirciare la scaletta, che tanto non la rispetto», e non risparmia qualche battuta sarcastica «Mi sentite bene? Allora mi dispiace per voi».
Fino ad arrivare a una triplette finale che lascia letteralmente senza fiato. Già dalle prime sillabe si capisce che Saldati era tra i pezzi più attesi, segue La cena di addio, dove (su richiesta dello stesso Dente), parte tra il pubblico un trenino da villaggio vacanze.
Ma il cantautore sembra riportare subito all’ordine l’atmosfera festosa, chiudendo il concerto, e la serata, sulle note malinconiche di Vieni a vivere.
Ed è una leggera malinconia quella che accompagna il pubblico all’uscita dalla sala, tra suoni di casa a cui si è ormai (un po’) meno abituati, in una calda serata di Maggio.