C215: Mea Culpa

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Il Wunderkammern in collaborazione con NUfactory, ospita dal 23 marzo al 24 maggio 2013 il francese C215, uno dei più famosi esponenti della street art, con la sua provocatoria Mea Culpa.

Artista: C215 – Christian Guémy

Titolo: Mea Culpa

a cura di Giuseppe Ottavianelli

Luogo: Wunderkammern, via Gabrio Serbelloni 124

fino al 24 maggio 2013

C215 si legge scritto ad un angolo dei lavori di Christian Guémy. Si tratta dello pseudonimo con il quale lo street artist firma i suoi lavori: quattro segni concisi e diretti, racchiusi in una tridimensionalità che non solo gli è congeniale, ma gli è propria. Predisposta quasi ad ospitare “quella C e quelle tre cifre”. Del resto le sue opere producono lo stesso effetto: la strada viene come sradicata dalla cornice di vie e palazzi ed è resa soggetto, con una tale maestria e naturalezza rispetto alla quale nessuna tela saprebbe fare meglio.

Lo stencil, tecnica madre della sua pittorica, viene utilizzato magistralmente, in maniera estremamente elaborata ed attenta ai minimi dettagli, facendosi quasi pennello tra le sue mani: persone comuni, umili, talvolta reietti –– fino ad arrivare ad icone contemporanee per lo più storiche, ed appartenenti alla casta ecclesiastica – figure che invece considera intoccabili – con l’unico scopo di desacralizzarle. Tutto ciò prende vita nei lavori di C215 e si materializza sui muri, sulle cassette della posta, sui secchi della spazzatura, su di un pallone da calcio e persino sulle pareti del Wunderkammern.

L’osservatore a primo impatto è rapito dai colori variopinti che esplodono intorno a sé, e che vanno – accostandosi e sfumandosi l’un l’altro – a formare il volto del soggetto; ora a farne da cornice, con macchie, spruzzi, striature: vere e proprie scintille di colore che rendono il tutto estremamente leggero e dinamico. In un secondo momento, invece, lo spettatore non mancherà di notare la destrezza con cui Guémy maneggia i chiaroscuri, dettaglio riscontrabile specialmente negli sguardi dei protagonisti dei suoi lavori, incredibilmente intensi e di vibrante comunicazione. Spesso non mancano riferimenti e citazioni esplicite a grandi maestri del passato, primo fra tutti Caravaggio, per il quale C215 nutre grande interesse. In particolare nella mostra ospitata dal Wunderkammern, intitolata Mea Culpa, C215 si sofferma, in modo provocatorio, sul concetto cristiano della “ammissione della colpa”, sostenendo la necessità, per l’uomo contemporaneo, di riflettere sul passato e di assumersi la responsabilità delle proprie azioni di fronte alla Storia.

Il mirino dell’artista punta in particolar modo sulla casta ecclesiastica, come dimostra l’opera Meine Schuld in cui C215 accosta la figura di Papa Pacelli – pontefice durante la seconda guerra mondiale e accusato di non aver preso posizione di fronte all’orrore dell’Olocausto – a quella di Adolf Hitler (la quale fa parte del dittico che comprende anche Ratzinger Monroe non presente alla suddetta mostra).

Eppure, al termine dell’esposizione, la nostra comprensione del messaggio che intende comunicarci C215 rimane incerta: scendendo le scalette fino a giungere in una sorta di seminterrato in cui prosegue e termina la mostra, troviamo esposte alcune opere realizzate in vetro retroilluminato e dipinto di diversi colori, molto simili a classiche vetrate di una cattedrale, dal titolo La mala educacìon in cui sono rappresentati dei sorridenti bambini delle favelas brasiliane. L’evidente scarto tra questi ultimi lavori e i primi in Mea Culpa, sembrano essere un suggerimento da parte di C215 di un ribaltamento e di una speranza che non potevamo cogliere precedentemente: la luce e la trasparenza (che è reale e materialmente innanzi a noi, nel vetro retroilluminato) manca in quelle figure che la nostra epoca ha innalzato ad icone di purezza e castità così come in effetti, mancava nelle opere che abbiamo visto nella prima parte della mostra – ma possiamo invece trovarla negli emarginati e nelle persone più umili.

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Redazione

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