Call me Kuchu – Il mese del documentario

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Alla Casa del Cinema di Roma, è stato proiettato, durante Il mese del Documentario 2014, Call me Kuchu, documentario di Katherine Fairfax Wright, Malika Zouhali-Worral. Il reportage ci porta in una società dai caratteri sconvolgenti che forse non tutti conoscono.

Call me Kuchu, di Katherine Fairfax Wright, Malika Zouhali-Worral, doc. Uga/USA 2012, 87′

Scrittura e Montaggio: Katherine Fairfax Wright

Produttore: Malika Zouhali-Worral

In Call me Kuchu i registi hanno voluto portare alla luce una realtà che per molti è ancora nascosta: l’Uganda, con le sue leggi durissime contro gli omosessuali, viola gravemente i diritti umani.

Nella prima parte di questo reportage, conosciamo la storia di David Kato primo gay dichiarato in Uganda. Attraverso la sua testimonianza apprendiamo la tragicità della situazione politica e sociale che coinvolge l’intera nazione. David è costretto a vivere in un villaggio per omosessuali per paura di ritorsioni e persecuzioni da parte del resto della popolazione. Siamo nel 2010 e l’Uganda non riconosce ancora l’omosessualità come diritto umano, bensì lo giudica contro natura e pericoloso per la società. La crociata anti-gay non ferma le intenzioni di David: egli comincia coraggiosamente la sua battaglia consapevole che sarà difficile e pericolosa. Contemporaneamente a questa propaganda discriminatoria, nasce un tabloid, Rolling Stone, che non fa altro che aumentare l’odio contro gli omosessuali, a loro avviso contro natura. L’intento del quotidiano è quello di smascherare i gay, proponendo alla popolazione di intromettersi nella loro vita privata e ai membri del governo di impiccarli.

David Kato non può rimanere fermo ad osservare queste gravi violazioni e decide così di portare la sua causa in tribunale: al contrario di ciò che pensava quasi tutta la popolazione, David riesce a vincere, ottenendo innanzitutto i suoi diritti e poi un risarcimento per lui e tutti i suoi amici per il loro essere stati discriminati e perseguitati.

Dopo questa vittoria però, David viene brutalmente ucciso a colpi di martello. Verrebbe da pensare che non sia cambiato nulla, che la vittoria in tribunale non abbia portato a nessun cambiamento. I suoi fedeli amici tuttavia non mollano, continuano a lottare anche in suo nome. In questo tragico scenario, subentrano le Nazioni Unite, dimostratesi ovviamente contrarie alle idee assurde del governo ugandese.

Call me Kuchu non è un documentario qualsiasi, è un reportage su storie di vita reale che colpiscono lo spettatore per la loro crudeltà. Nella prima parte si susseguono una serie di testimonianze, toccanti per il racconto. Le riprese sono di una semplicità che riesce a entrare nel cuore di chi sta guardando. Ci sono momenti di estrema ironia che spezzano la commozione del documentario, ma, nonostante questo, non si perde mai di vista il coraggio e la voglia di combattere di queste persone ingiustamente discriminate.

La visione di questo documentario porta il pubblico ad avere maggiore consapevolezza su ciò per cui vale davvero la pena lottare, anche se il prezzo da pagare, a volta, è la vita stessa.

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Redazione

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