Autore Matteo Capogna
Brano L’ Alchimista da Giovane
Anno 2013
Etichetta Studiolo Laps
Con L’Alchimista da Giovane, composizione di Matteo Capogna, ci troviamo di fronte ad un brano evocativo, teatrale, capace di attingere da elementi di grammatiche eterogenee, quali la musica, la recitazione, la danza, sotto l’egida di un concetto unificatore: il movimento. Movimento che consente all’ascoltatore di penetrare lo spirito rituale del pezzo, vivendone appieno le evoluzioni morfologiche che dalla musica strumentale conducono al canto, alla filastrocca recitata. La pozione è efficacemente sintetizzata, in quanto le apparenti discrepanze fra fughe goliardiche, risoluzioni accordali misteriose, impasti sonori oscillanti fra gotico e grottesco, ben si amalgamano in un discorso unitario. Da reagenti così diversi per densità e pesi specifici ecco prodursi un composito materiale fluttuante eppure ben saldo nella sua struttura.
L’introduzione del pezzo è alla chitarra, che esegue un temino brillante e festoso arricchito da ornamentazioni virtuosistiche, veloci progressioni e accordi vagamente spagnoleggianti. Dopo qualche battuta ci si ritrova in una dimensione nuova, con canti di streghe che declamano formule magiche e ritmi di danza che condiscono l’atmosfera di ebbra follia. Qui l’abilità dell’autore è notevole nel saper tenere le redini di questa orchestrina svampita. Il pathos rimane, garantito dalle voci tremule e dalle sapienti incursioni strumentali. L’intruglio è stato mescolato e le voci profetiche hanno avuto il loro effetto. Ecco allora tornare la scheggia impazzita della chitarra in un divertissement ben calibrato fra arpeggi, tremoli e rapidi cambi di posizioni accordali.
Agile e grazioso il fraseggio, sia nei momenti squisitamente solistici che nei dialoghi che si susseguono via via con legnetti, flautini, arpe e sitar. Questo ensemble di spiritelli impazziti riesce davvero a infondere nell’ascoltatore questo senso di gioia un po’ incosciente e un po’ macabra. Anche il parametro silenzio è valorizzato, i respiri ci sono, gli approdi tensivi pure. Dopo scontri strumentali vari, disputati su territori armonici vittime di modulazioni, si ritorna al divertissement di qualche minuto prima e cala il sipario. Tutto ben fatto.