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Willie Peyote| Sindrome di Toret
Willie Peyote| Sindrome di Toret Album: Sindrome di Toret Band: Willie Peyote Etichetta/distribuzione: 451/Artist…
Willie Peyote| Sindrome di Toret Album: Sindrome di Toret Band: Willie Peyote Etichetta/distribuzione: 451/Artist…
Tra i fumi da concerto rock provenienti dal palco che pervadono il naso, si ha l’impressione di fare un’esperienza teatrale totale dove concettualità, emozione, narrazione, musica, spazio, tempo e perfino odori trovano una loro mistica intesa, ed è come ritrovare un vecchio amico carissimo che credevi di avere perso.
Cristina Donà | TREGUA 1997/2017 STELLE BUONE Album: TREGUA 1997/2017 STELLE BUONE Band: Cristina…
“Il mondo esiste solo nell’epifania del volto dell’altro” dice Emmanuel Lèvinas, dal cui concetto di “asimmetria” in relazione ai rapporti umani prende spunto lo spettacolo. Francesca Foscarini e Andrea Costanzo Martini si scoprono, si nascondono e interagiscono tra loro e con il pubblico attraverso lo sguardo, motore primo di tutto il corpo, che vive di una spiccata libertà e asimmetria di movimento.
Con il tipico linguaggio scarno e immediato dei Babilonia Teatri, si delineano i profili di volti che vogliono sfuggire alla classificazione, all’appiattimento bieco e semplice del pensare comune e urlano con parole simili a pietre il loro desiderio bruciante di vita, di paradiso sùbito.
RancoreRabbia è un disperato tentativo di risvegliare la comunità, una sequenza di scene di vita quotidiana che in un modo o nell’altro appartengono ad ognuno di noi, perché sono emblema dell’Italia tutta.
Una semplicità disarmante avvolge lo spettatore proiettandolo in un sogno o in un libro incantato. Floor muove i suoi piccoli piedi su uno spazio vuoto abitato da sei palloncini verdi che colorano l’aria, danza nel suo vestito rosa. Sembra una grande bambola di porcellana. I movimenti stilizzati accarezzano lo spazio e ci giocano.
Attraversando antiche e disparate discipline, quali la medicina tradizionale cinese, l’astrologia, l’anatomia, il paganesimo o l’arte circense, si delinea un rituale atavico e contemporaneo al tempo stesso che ripristina culture lontane e le proietta nel quotidiano.
I due attori sono sé stessi, sono quotidiani sia nei gesti che nel modo di raccontare. Sembrano essere sorpresi a casa loro, e il discorso è costruito alla maniera delle chiacchere che si fanno tra amici o tra intimi; passare da un’argomento all’altro per un’invisibile associazione di idee, troncare il filo del discorso, riprenderlo e per moti concentrici trovarsi inconsapevolmente a trattare due o tre parole o temi fondamentali che sono necessari allo sviluppo del groviglio di pensieri, in questo caso: casa, protezione, tarli, bambini.
In questo studio sul Gabbiano, il regista Daniele Nuccetelli si concentra sulle passioni che pervadono l’animo dell’uomo moderno, alla perenne ricerca di se stesso, attraverso l’appagamento o, viceversa, il rifiuto, dei suoi più reconditi desideri.
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