Fino al 24 Marzo, il MACRO Testaccio ospita all’interno de La Pelanda il festival, interamente dedicato ai bambini, “C’era una volta…” che ha come tema Il gioco e il giocattolo. Mostre, esibizioni, laboratori animeranno la manifestazione. Giovani artisti emergenti si sono espressi su questo tema.
Titolo: “C’era una volta…”, Gioco e Giocattolo – II edizione
@ MACRO Testaccio, La Pelanda, Piazza Orazio Giustiniani 4
fino al 24 marzo 2013
La nostra attenzione si è soffermata però su Andrea Mete, fotografo romano conosciuto in Europa e oltreoceano, che ci ha concesso qualche istante per raccontare qualcosa di sé.
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in foto: Andrea Mete, Hand, 2013
Ogni giorno una miriade di immagini invadono il nostro occhio, senza bussare: entrano e basta. Solo alcune restano e, di solito, sono quelle esplorate da ogni punto della nostra sensibilità. E se anche camminando nuove forme ci investono, dentro di noi, continuano a riproporsi quelle che, anche solo per un istante, ci hanno fatto sentire vivi.
Il MACRO Testaccio è pieno di voci di artisti emergenti che vogliono raccontare un binomio secolare, ma sempre stimolante: quello tra i bambini e il gioco. Tra le voci più giovani, ma già autorevoli, spicca quella di Andrea Mete, artista romano che a soli ventisette anni si è ritagliato il suo spazio a Roma, Milano, New York e Berlino.
Il percorso che ci porta ai suoi capolavori è pieno di colori, ma la bellezza di quelle ombre, di quegli occhi, di quei corpi che si stagliano sulla carta fotografica è talmente travolgente da incollare i piedi al pavimento e rimanere inermi di fronte a tanta bellezza. Tra il bianco e nero si fanno spazio i colori della foto Hand. Una grande bolla di sapone si tinge di arcobaleno facendo diventare il gioco soggetto dell’immagine e sfuocata quella dell’uomo che cammina girato di spalle. L’intensità espressiva però è racchiusa in una piccola mano che spunta dal basso e si impone prepotente come protagonista. Tende alla bolla, vuole raggiungerla, vuole toccarla, vuole giocare. La carica emozionale del bambino è talmente forte, autentica, da arrivare allo spettatore non attraverso una parola, un’espressione,uno sguardo ma per mezzo di piccole dita loquaci. Si prosegue la visita alla mostra con un entusiasmo familiare, lontano, ma non rimosso.
Ecco cosa ci racconta Andrea Mete di sé e del suo lavoro
Egle Miccoli: Un artista trova nell’arte il modo per parlare di sé. Come e quando è nata la tua passione per la fotografia?
Andrea Mete: Quando ho capito che la mia vera passione sono le persone. Mi sarebbe piaciuto molto studiare psicologia, ci sono delle situazioni, dei particolari che catturano completamente la mia attenzione. La fotografia mi permette di fermare il tempo come e dove voglio io.
E. Miccoli: Alcune dei tuoi scatti sono oggi in mostra al Macro. Cosa ti ha spinto a scegliere i bambini come soggetto delle tue fotografie?
A. Mete: In questo caso, per il Macro, abbiamo fatto una scelta per il tema che era “Il gioco e il giocattolo”. I bambini e il gioco sono una delle cose che vanno più d’ accordo in assoluto.
E. Miccoli: Nella foto “Hand” la mano così piccola, entrando nel riquadro, diventa più imponente della bolla e dell’uomo che si intravede sfuocato. Cosa volevi raccontare allo spettatore?
A. Mete: Niente. Volevo semplicemente renderlo partecipe di quello a cui stavo assistendo: un momento meraviglioso nella sua semplicità. Ognuno poi ha le proprie sensazioni.
E. Miccoli: Dopo questo grande successo al Macro quali sono i tuoi progetti futuri?
A. Mete: La mostra finirà il 24 marzo, per il futuro ho dei progetti che sto cercando di portare all’estero, in Inghilterra e in Francia come le precedenti esperienze a New York e Berlino.