Cercasi Dante disperatamente

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Massimo Arcangeli illustra il panorama complesso della lingua italiana e le modalità con cui entra in relazione con il disordine e le contraddizioni della società odierna. 

 

 

 

 

 

Titolo: Cercasi Dante disperatamente

Autore: Massimo Arcangeli

Editore: Carocci

Anno I ed: 2012

Come salvare la lingua italiana dalla moltiplicazione d’informazioni e dalla confusione multidimensionale che la “scrittura breve” del web produce? Come garantire lo sviluppo di nuove coscienze critiche, in grado di guardare con consapevolezza al patrimonio tradizionale e insieme ai nuovi bisogni che il progresso origina, se quello che oggi ci viene proposto è un perenne inno alla velocità e alla banalizzazione?

Massimo Arcangeli analizza questo problema in molte delle sue sfaccettature e fornisce una serie di esempi, mettendo in luce lo spessore delle conseguenze che il continuo mutamento linguistico genera all’interno della nostra società.

Tutti i settori si trovano a dover fare i conti con una realtà incontrollata, ma forse non così incontrollabile come i media tentano di rimarcare. Certamente la situazione appare allarmante, ma esistono, secondo l’autore, soluzioni concrete per salvaguardare la nostra lingua; innanzitutto tentare di combattere la frammentazione, la superficialità e l’imperante tendenza all’essenzialità all’interno delle pratiche comunicative quotidiane.

In un’era dove «l’informazione diventa gossip e il gossip diventa informazione» il compito degli italiani deve essere quello di sforzarsi di dotare il contenuto della forma che a loro meglio si addice, al di là delle mode che il campo dell’informazione ci offre. Al giorno d’oggi, sottolinea Arcangeli, una delle pratiche più distruttive che il mercato propone (o impone?) consiste nel consumare e poi cestinare le notizie, senza dare la possibilità ai fruitori di masticare né tantomeno digerire ciò che recepiscono. Il risultato? La moltiplicazione di fast food linguistici, dove regna la bassa qualità e la rapidità di un mordi e fuggi inconsistente.

Assumendo una prospettiva storica e allo stesso tempo analitica, l’autore appare profondamente polemico nei confronti dei partiti dell’eccesso, fortemente contrario alla pigrizia verbale e alla globalizzazione dei comportamenti linguistici, che non fanno altro che alimentare l’omologazione e la spersonalizzazione dei contenuti da veicolare.

Arcangeli si oppone con fermezza a tutti coloro che fanno uso del politically correct e del burocratese, registri linguistici dalla forma ostentata, portatori di un’ipocrita funzione civilizzatrice, « che appare sempre più spesso come una nuova, subdola forma di totalitarismo», ma prende posizione anche contro la violenza verbale, spesso inconsapevole, che sembra solo apparentemente l’unica reazione possibile al perbenismo dilagante, rappresentando, invece, solo l’altra faccia della medaglia.

Alla luce delle sue considerazioni Arcangeli si ripropone di scrivere una «guida pratica d’italiano dalla parte del ricevente», che spinga gli italiani a prendere posizione e ad assumere uno sguardo critico rispetto alla realtà composita e caotica che li circonda, guidati da un solo principio, un’unica parola d’ordine: equilibrio.

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Autore

Redazione

1 commento

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    Gabriela il

    Cercasi Dante disperatamente è un autentico grido verso l’ignoranza che ci fa cadere piano piano tutti nell’oblio. La pigrizia è “di casa” e ci fa comodo essere “ignoranti” ad oggi quando il tempo sembra ci sfugga di mano e prendere un libro per “viaggiare” come una volta tra le sue pagine, ci sembra fuori luogo. Viviamo nell’era della tecnologia, dove i libri lì puoi leggere on line, le mail sul cellulare e gli sms sono diventati solo dei grafemi, che per chi come me, non ne vuole sapere nulla. Ricordo ancora il profumo delle pagine del mio libro di fiabe preferito, dove le fiabe erano “solo” delle belle storie con un lieto fine e dove il politicamente corretto non mi ha mai creato problemi. Sono cresciuta bene, con principi sani e senza pregiudizi, grazie all’educazione ricevuta dalla mia famiglia, che hanno compiuto il loro dovere e mi hanno insegnato il rispetto per la vita in tutte le sue forme. Cercasi Dante disperatamente è un riassunto complesso di tutto ciò che oggigiorno viviamo ed incontriamo ad ogni passo, un libro difficile che personalmente ho letto e mi sono servita dal dizionario per comprendere il significato di molte parole ma l’osticità mi ha incuriosito ancora di più; un libro allo stesso tempo inebriante nella sua brillantezza e la passionalità trasmessa attraverso a ciò che rende una lingua unica: le parole. Affinché ci saranno professori come il Prof. Arcangeli, che riescono a trasmettere la loro passione e destare il desiderio di lottare per salvare il patrimonio linguistico che ci è stato lasciato in eredità, c’è la speranza che la ricchezza della lingua italiana sopravviva e che i nostri figli conoscanno la sua bellezza. Lo consiglio candidamente.

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