In un’edizione maneggevole, Mimesis ci offre il celebre scritto di Kant sull’Illuminismo e un intervento di Foucault che analizza proprio l’articolo filosofico dell’intellettuale tedesco, in modo da riprendere e rielaborare, in maniera del tutto originale, il concetto di critica.
Titolo: Che cos’è l’Illuminsimo
Autore: I. Kant, M. Foucault
Edizione: Mimesis edizioni
Anno I ed.: 2012
Che cos’è l’Illuminismo? Secondo Foucault è questa la domanda ultima cui la filosofia tenta di rispondere da sempre. Ed è questa la domanda cui magistralmente ha risposto uno dei più grandi filosofi di tutti i tempi: Immanuel Kant. Questo piccolo ma prezioso volume ha, infatti, l’intento di far dialogare questi due importanti filosofi: consta di una prima parte in cui ritroviamo il celebre scritto kantiano sull’Illuminismo e di una seconda parte dedicata ad un intervento di Foucault che cerca di analizzare proprio lo scritto del filosofo tedesco.
Nel testo kantiano emerge per la prima volta – sottolinea Foucault – il problema del presente come evento filosofico a cui appartiene lo stesso autore che ne parla, il quale si trova ad essere perciò contemporaneamente elemento e attore del discorso. In sostanza abbiamo sempre a che fare con un’analisi di noi stessi in rapporto al nostro presente, non più in un riferimento esclusivo con il passato, quale modello da imitare o comunque con cui misurarsi, sia nei termini di progresso sia nei termini di decadenza. Questo evento filosofico, realizzatosi per la prima volta con l’Illuminismo, dà il via ad un atteggiamento nuovo, cioè ad una modalità di relazione con l’attualità, un modo di pensare e di agire.
A questo punto risulta chiaro che Foucault interpreta l’Illuminismo non più come un periodo storico, ma come un atteggiamento. In tal senso, egli può identificarlo con ciò che chiama critica, ovvero con ciò che continuamente s’interroga sul proprio presente nei termini di una messa in discussione dei rapporti di potere. Se fino a questo momento della sua produzione filosofica, l’intellettuale francese si è soffermato sull’analisi dell’arte del governare gli uomini, che si sviluppa soprattutto nei secoli XV e XVI in seno alla società civile e moltiplica sempre più le sue aree di applicazione, ora Foucault si sofferma sulla possibilità di una resistenza che contrasti questi poteri, individuandola proprio in questo atteggiamento critico. Un modo per allentare la presa del governo, del potere: una pratica di resistenza, condotta contro le eterogenee forme di potere. In questo senso, la domanda formulata da Kant resta per noi sempre aperta e valida, da riattivare continuamente. La critica sarà l’arte della disobbedienza volontaria, dell’indocilità ragionata.
In conclusione, la domanda kantiana ha una valenza estremamente attuale, superando i confini storici che l’hanno prodotta. Proprio per questo, che è l’aspetto che interessa maggiormente a Foucault, essa si rivela più un atteggiamento che una corrente storica.